RISCOPRIRE IL NOSTRO PASSATO, L’INSURREZIONE VARAZZINA DEL GENNAIO 1796

Nel 1796 i varazzini, sul vento della recente Rivoluzione Francese allestirono, in Piazza Banchi, oggi Piazza Bovani, l’Albero della Libertà, ballando al canto della Carmagnola alla presenza del Podestà, Stefano De Marchi, anticipando di un anno la proclamazione della Repubblica Democratica Ligure.

Questo evento storico ci viene descritto da Benedetto Tino Delfino nei suoi Quaderni di Storia di Varazze, pubblicati dal Centro Studi Jacopo da Varagine nel 1993. L’innalzamento dell’Albero della Libertà iniziò con il proclama di “Libertà Uguaglianza Cittadini Rappresentanti” e venne affisso alle porte delle chiese, le prime parole del proclama sono: “Il Popolo di Varazze è uno di quei popoli che hanno concluso dei trattati col Governo di Genova, quando era in mano della Plebe, Passato questo per l’ambizione dell’infame Andrea Doria in potere di una classe, che per superbia si è chiamata nobile, fu violata ogni fede, e restò il paese involto nella miseria generale e nell’oppressione…”.

La storia di quella presa di posizione della città in favore della Rivoluzione Francese ebbe subito un seguito, con le dimissioni del Podestà, che venne sostituito da un Amministrazione Centrale, composta da cittadini rappresentanti delle borgate Solaro, Borgo e San Nazario e includenti i fuochi di Celle, Albissola Marina e Albisola Superiore.

Alcuni mesi dopo, il 23 agosto del 1797, il Governo Provvisorio della nuova Repubblica Ligure emanava il Decreto per la presentazione al popolo dell’Atto Costituzionale, ispirato ai principi di uguaglianza di tutti i cittadini di fronte alla legge. Una parte dell’opinione pubblica, però, non era d’accordo, iniziavano a diffondersi delle voci che parlavano di istituzione della poligamia, della soppressione del Battesimo e dei Comandamenti della Chiesa.

Il parroco di Sant’Ambrogio, Don Giuseppe Toso, in contrasto con altri religiosi che, invece, aderirono al nuovo corso, iniziò a tuonare dal pulpito contro i portatori della Rivoluzione, mentre nella frazione di Alpicella si arrivò alle vie di fatto, con gruppi di contadini armati che, al grido di “Viva Maria”, con bastoni, forconi e altri arnesi si sollevarono e scesero a Varazze per dar man forte al parroco. Ci furono diverse incursioni che distrussero attrezzature navali, cantieri, abitazioni e ferirono alcuni cittadini senza, per fortuna, causare vittime, fuggendo poi nelle colline per ritornare da dove erano partiti.

Il sogno di una Repubblica Ligure democratica, purtroppo, si spense quasi subito, con l’avvento di Napoleone Bonaparte, che mise tutti in riga nel proposito di fondare un Italia a sua immagine così come l’intera Europa, desiderio che tramontò nella collina di Waterloo.

Sulla cronaca di questi fatti, ancora poco noti, ci sono diversi libri interessanti, scritti dallo stesso Delfino, dall’avvocato Costa e dal professor Garea. Questo è un saggio molto sintetico che, però , è utile a far sollecitare la curiosità per l’approfondimento della storia della città rivierasca e, soprattutto, alle scuole, per far conoscere agli alunni le proprie radici, importanti e avventurose.

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