È nata ufficialmente la rete Slow Wine di Slow Food, una rete mondiale che riunisce tutti i protagonisti della filiera del vino, per mettere in atto una rivoluzione del settore all’insegna della sostenibilità ambientale, della tutela del paesaggio e della crescita sociale e culturale delle campagne.
Il primo grande meeting di Slow Wine sarà il prossimo anno a Bologna, dal 26 febbraio al 1° marzo, con l’incontro internazionale tra vigneron, operatori e appassionati con dibattiti, laboratori del gusto e walk around testing.
La Slow Wine Coalition ha come obiettivo quello di riunire gli attori della filiera del vino, dai produttori agli importatori e distributori, dagli enotecari ai ristorati, dai sommelier ai giornalisti, fino agli appassionati, tutti uniti dall’idea di un vino buono, pulito e giusto per tutti.
“Il manifesto, presentato in anteprima a Bologna l’11 ottobre 2020 nel corso di Sana Restart, è frutto di un lungo percorso che attraversa tutta la storia di Slow Food. Si ispira alle riflessioni di centinaia di vignaioli riuniti a Montecatini e Firenze nel 2009 per la seconda edizione di Vignerons d’Europe e non vuole essere un documento chiuso, ma un punto di partenza intorno al quale confrontarsi e discutere” ha sottolineato il coordinatore della Slow Wine Coalition, Giancarlo Gariglio.
I tre pilastri della Slow Wine Coalition sono: sostenibilità ambientale, tutela del paesaggio e crescita culturale e sociale delle campagne. La vecchia cultura agricola del mondo del vino si è macchiata di inquinamento, depauperamento della biodiversità a causa dell’utilizzo di diserbanti e disseccanti, degrado delle aree di maggior pregio e sfruttamento della manodopera. La strada per cambiare è lunga e soprattutto, sottolineano da Slow Food, solamente all’inizio, per questo è necessario uno sforzo collettivo guidato da chi si è già messo in cammino.
Tante cantine, nel segno di un rinnovamento generale in campo agricolo, hanno avviato la sperimentazione e il ricorso a sistemi di coltivazione sostenibili, praticando l’agricoltura biologica e biodinamica. In futuro, anche per colpa del cambiamento climatico, il comparto vitivinicolo dovrà per forza di cose accelerare e offrire un esempio virtuoso per tutte le altre coltivazioni, spesso meno fortunate dal punto di vista del margine economico.
Le vigne sono collocate in collina o in montagna, in zone a forte pendenza, in territori in cui l’uva diventa l’unica opportunità per creare valore e mantenere un presidio umano, proprio per questo le aziende vitivinicole moderne assumono un ruolo centrale nella difesa del paesaggio, tutelandone la bellezza e l’integrità, incoraggiando lo sviluppo di un sistema di turismo attento all’ecologia e alla gastronomia.
Infine le cantine, che sono il luogo di integrazione di molti lavoratori stranieri, che oggi offrono una manodopera fondamentale nei campi e che, al contempo, diventano nuovi abitanti delle colline e dei borghi che vivono di viticoltura, un rapporto che vuole valorizzare le loro competenze, aggiungendone sempre di nuove.