
Un racconto estivo di Marina Salucci scritto alla sera, nel piccolo paese di Laterina, nel cuore della campagna toscana, tra bellezza mozzafiato e una storia millenaria.
CHIARO DI LUNA
Il viaggiatore arrivò una sera. Dal fondovalle levò gli occhi in alto. Vide il paese abbracciato dai sempreverdi, vide le mura. Il sole calava con lingue di fuoco.
Il viaggiatore salì. Conobbe le vie strette l’una all’altra, la piazza ariosa, le torri e le guglie. Seppe come la storia s’era arrampicata fin lassù, veloce e velenosa come una serpe. Vide gli stemmi di chi aveva comandato un tempo. Camminava leggero, e il vento del tempo gli spirava intorno.
Arrivò alle vestigia del torrione, eretto quando le fazioni scannavano uomini e paesaggi. Intanto era sorta la luna e biancheggiava sui merli e sulle statue placide. Gli parlo di guerra, di vendette, di carneficine, d’odio. Gli parlò di morte. Gli disse dei dolci colli colorati di sangue.
Ma poi ascoltò ancora. La luna si mise a narrare d’amore, di pace, di prosperità e di sorrisi. Gli parlò di vita e di fecondità. L’umano è tutto questo, pensò, un intreccio di vita e morte, di contrasti che il tempo diluisce. Il cielo era acceso, la luna batteva sul torrione. Scendeva una brezza d’argento. Salivano stelle fresche.
Sentì che una corrente pacificatrice gli percorreva il plesso solare.
Ecco, pensò, ora c’è solo bellezza.
Poi i suoi passi calcarono ancora le vie strette. Se ne andò. Ma la bellezza, la bellezza gli era rimasta dentro.