I RACCONTI DI MARINA SALUCCI – VIGILIA (OTTAVA E PENULTIMA PARTE)

Il racconto a puntate che parla del Natale con una forte critica alla società consumistica attuale

L’ottava e penultima parte del racconto a puntate di Marina Salucci “Vigilia” che, già dal titolo, ci porta nel periodo del Natale che si sta sempre più avvicinando. Un Natale visto però non magico e incantato ma bensì una riflessione sul consumismo che si è impossessato sempre più della festa attraverso gli occhi di Lucia, la protagonista del racconto.

-Guarda qui, guarda che bella custodia, e quante offerte…La mamma era in visibilio.

E suo padre sempre rideva, calato in quella vigilia tumultuosa da cui era distante anni luce, ma in cui si muoveva elargendo sorrisi.

Fu poi il loro turno.

-Vorremmo un cellulare, iniziò la madre. Anzi due, perché vede, uno lo deve regalare mia figlia a suo marito, ed uno lo prendiamo per noi. Sorrise ed attese.

-Benissimo, se non avete già qualche idea, vi proporrei il Mass 522, in strepitosa offerta, solo per oggi, sconto del trenta per cento, e con tre opzioni al prezzo di due e…

-E quale sarebbe il Mass 522? Lo interruppe il padre.

-Eccolo qui, disse euforico il commesso dopo essersi girato ed aver preso il modello, videocamera, pixel stratosferici, applicazioni gratis…

-Tutto lì dentro, disse Lucia, ma non sarà un po’ troppo per noi?

-Ma no, cara, intervenne la madre più veloce del commesso, possono sempre servire, ormai li fanno tutti così…

-Certo, brava signora, ormai questo è il futuro del cellulare, multifunzione, e guardi come è sottile, e lo mostrò nel palmo della mano come un prezioso monile.

– Guardi che offerta! Per Natale sconto del trenta per cento!

-Mi scusi, quali sono le opzioni, chiese Lucia?

-Può indicare fino a tre numeri e con questi risparmierà fino al trenta per centro ogni volta che chiama, disse trionfante il commesso. Parlava sorridendo, e, dopo aver terminato, mostrava tutti i suoi bianchi denti in un sorriso da cavallo.

-E quanto costano, queste opzioni, intervenne Lucia?

Il prezzo era esorbitante, e Lucia disse che preferiva optare per il modello normale.

-Beh, intervenne il padre, concordo con mia figlia. Forse è meglio che compriamo il Mass 522 senza le opzioni. Che ne dici, chiese alla moglie?

Messa in minoranza, la mamma non se la sentì di parteggiare con il commesso,

Ma non ebbe il tempo di rifletterci su, perché questi, un po’ contrariato un po’ contrito, disse che il Mass senza opzioni era terminato. E si mise in attesa.

Questa volta no, disse Lucia, questa volta non farò una cosa che non voglio fare, e più lesta dei suoi genitori, aprì bocca per dire che non l’avrebbero comprato.

Il commesso, spiazzatissimo, disse soltanto va bene.

Calò un greve silenzio fra loro, sebbene riempito dai trilli di telefonia mobile e immobile, dal vociare dei clienti e dalle euforiche spiegazioni delle offerte.

-Vorremmo vedere un altro modello, disse suo padre molto serio. E’ possibile?

Nel giro di poco uscirono con due normali cellulari, che pagarono ancora meno del mass in strepitosa offerta. Il papà prese a braccetto madre e figlia e propose una cioccolata con la panna.

Lucia lo guardò: il sole gli toccava il viso con quella sua irreale luce discreta, e gli faceva brillare gli occhi, ancora di più, se era possibile. Era riuscito ad aiutarla, ad aiutarla ad essere se stessa.

Fu in quel momento, in cui stava dicendo sì andiamo, in cui insieme alla sera uno spicchio di calma si era intrufolato dentro di lei, che dalla sua borsa di finissima pelle regalatale da GiovanLuigi, il cellulare mandò il suo lancinante, straziante richiamo.

Immobile, Lucia l’ascoltò mentre mandava in frantumi lo spicchio di calma, e tutto divenne immobile con lei, che, ferma, non si decideva a tacitarlo.

E’ GiovanLuigi, pensava mentre il mondo intorno aveva assunto una fissità assoluta, è GiovanLuigi, e questo pensiero era sufficiente a darle disagio, perché, perché, si chiedeva Lucia immobile, perché non sono capace di amare, questo si chiedeva Lucia, senza sapere che tutti ne siamo capaci…

-Buona vigilia di Natale, amore, trillò GiovanLuigi in modo tale che anche suo padre, vicino all’apparecchio mobile, poté sentirlo.

-Ciao, rispose lei più tiepida, tanto che sua madre la guardò un po’ stupita.

-Amore, tutto bene? E senza aspettare la risposta disse che sarebbe uscito prima, che non voleva lasciarla andare in giro tutta sola, e che l’avrebbe accompagnata a fare gli auguri ai loro amici, sei contenta, eh, sei contenta…Sai, ho preso un’ora di permesso, e sai amore anche perché?

Non lo sapeva Lucia, e proprio per quello si mise in agitazione.

-Perché voglio vederti con quel magnifico cappello! Sai, è tutto il giorno che ci penso, e allora adesso arrivo lì, vengo a vedere come sta bene mia moglie, chissà che figura, adesso arrivo lì e…Ma dove sei?

Di nuovo tutto si bloccò, una fissità che assumeva il tono del dramma. Il cappello, pensava Lucia, che cosa faccio, dico che ho raccontato una bugia, che il cappello e rimasto a casa, ma non le veniva fuori, avrebbe dovuto spiegare, giustificare…

-Non è il caso, GiovanLuigi, mi potrai vedere domani col cappello, che bisogno c’è di venire fin qui adesso, il cappello lo vedrai un’altra volta…

-Amooore, oppose lui con voce sorpresa, delusa, costernata, amareggiata, ma comee?Io non vedo l’ora di vederti, di stare con te, di vedere la mia mogliettina che passeggia con quel magnifico cappello, è sempre stato il mio desiderio, lo sai, che tu portassi un cappello, e tu…perché mi tratti così, Lucia, perché…

Mentre GiovanLuigi andava avanti così a briglia sciolta, Lucia, già vinta, faceva velocemente i calcoli di quanto avrebbe impiegato ad andare a casa a prendere il cappello ed a ritornare in quel preciso punto dove si trovava. Naturalmente a piedi. Naturalmente di corsa. Se il fiato le teneva, calcolò che in una mezz’ora avrebbe potuto cavarsela. Mentre lo diceva avrebbe voluto piangere.

I suoi genitori si congedarono, dopo che Lucia fece un racconto confuso sulle cause che la spingevano a casa di gran fretta.

Lucia camminò per un po’ al solito passo, poi, quando vide che i suoi avevano svoltato l’angolo, incominciò a correre.

La città intorno a lei perse la sua immobilità e si mise a saltare, a balzellare su e giù, le cose si confondevano, si urtavano e rimbalzavano, niente le sembrava più lo stesso, permesso, diceva, permesso, e si faceva largo , anche i palazzi partecipavano a quel moto sussultorio, ed anche la sua mente roteava di qua e di là, veloce, percorreva i momenti della sua vita, specialmente quelli felici e lontani, e vedeva Davide, aveva amato Davide, perché aveva sposato GiocanLuigi?Questi pensieri prendevano corpo da soli, possenti, e dicevano che la sua corsa era grottesca, andava a prendere un cappello, stava toccando il fondo, correva a fare qualcosa che non aveva voglia di fare, qualcosa che ancora le avevano detto gli altri, ma non si fermava, correva e correva ancora…

Arrivò davanti alla porta di casa sudata e scarmigliata, andò in camera e prese il cappello. Un odore acuto di stoffa pregiata ed incontaminata uscì dalla scatola, Lucia se lo calcò in testa ed andò davanti allo specchio.

Ma davvero era lei quella?

Quella donna rossa e viola, sudata, scarmigliata, con quegli occhi stanchi, con quel buffo copricapo?

Sì, era ancora lei, ed aveva toccato il fondo.

Forse per questo aveva corso tanto, forse per questo anche la città s’era mossa con lei, per farglielo capire. Era arrivata in fondo. Ma non doveva dolersene. Bisogna arrivare in fondo per capire.

Queste parole la rincuorarono un po’. Se era arrivata in fondo qualcosa sarebbe cambiato.

Non si rassettò neppure e prese la via d’uscita.

Nell’aprire il portone vide l’orologio della piazza che se n’era andato avanti un bel po’ con il suo tempo, e poi vide anche il semaforo che invitava i pedoni ad attraversare.

Non se lo fece dire due volte, prese una corsa forsennata, e ce l’avrebbe fatta senz’altro, se non ci fosse stato davanti a lei, teso al punto giusto, il lungo guinzaglio di un cane dalla grande mole.

Fu un attimo. Lucia sentì il suo corpo caracollare su qualcosa che non aveva visto, ma tangibile e reale, il busto impennarsi ed andare in avanti, le gambe resistere inutilmente, finchè il guinzaglio se ne andò con il cane per conto suo, ed il padrone vide, attonito, la testa di Lucia che cozzava contro il palo del divieto di sosta, con un certo impatto, ed il corpo che si distendeva malamente sul selciato. Il cappello, volato via, poco prima del colpo, stava, perfettamente inutile, piuttosto ridicolo, in mezzo alla strada.

Quando riaprì gli occhi, Lucia, vide una soffusa luce azzurrina, tutto era sfuocato, ma pian piano distinse davanti a sé una figura bianca, anche intorno c’erano cose bianche, poi vide la flebo, ed allora ricordò.

La figura assunse pian piano i suoi contorni, era un medico piuttosto anziano e dallo sguardo tranquillizzante, e le chiese come stava.

Lucia ascoltò un attimo il suo corpo e sentì dolore alla caviglia, era un dolore forte, lancinante, poi alla testa, ed altri dolori erano sparsi in tutto il corpo, ma…

-Bene, disse, e davvero si sentiva bene, perché il periodo di incoscienza ed il dolore aveva portato la calma.

-Che cosa è successo?, chiese poi.

Marina Salucci

Continua

Leggi la prima parte qui: https://limontenews.wordpress.com/2023/11/06/i-racconti-di-marina-salucci-vigilia-prima-parte/

Leggi la seconda parte qui: https://limontenews.wordpress.com/2023/11/13/i-racconti-di-marina-salucci-vigilia-seconda-parte/

Leggi la terza parte qui: https://limontenews.wordpress.com/2023/11/20/i-racconti-di-marina-salucci-vigilia-terza-parte/

Leggi la quarta parte qui: https://limontenews.wordpress.com/2023/11/27/i-racconti-di-marina-salucci-vigilia-quarta-parte/

Leggi la quinta parte qui: https://limontenews.wordpress.com/2023/12/04/i-racconti-di-marina-salucci-vigilia-quinta-parte/

Leggi la sesta parte qui: https://limontenews.wordpress.com/2023/12/11/i-racconti-di-marina-salucci-vigilia-sesta-parte/

Leggi la settima parte qui: https://limontenews.wordpress.com/2023/12/15/i-racconti-di-marina-salucci-vigilia-settima-parte/

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