MAGAZINE ZONA 30 – DOPO BRUXELLES ANCHE AMSTERDAM E’ ZONA 30

La rubrica settimanale di Claudio Cheirasco dedicata alla mobilità sostenibile ci parla dell’esperimento olandese

L’appuntamento con la rubrica Zona 30 di Claudio Cheirasco dedicata alla mobilità sostenibile, che i nostri lettori hanno cominciato a conoscere ed apprezzare sempre di più, ci descrive questa volta dell’esperimento di Amsterdam, la più grande città olandese per numero di abitanti, che dopo la belga Bruxelles ha adottato la Zona 30.

Buongiorno e buona settimana a tutti,

da venerdì scorso, a meno di due anni di distanza dalla vicina Bruxelles, anche Amsterdam è entrata nell’olimpo delle “Città 30”.

A partire da venerdì 8 dicembre, sull’80% delle strade comunali vige il limite di velocità a 30 km/h. Tutti, sia sulla strada che sulla pista ciclabile, sono tenuti a rispettarlo. Anche fat bike e scooter, che in Olanda viaggiano sulla pista ciclabile, sono passibili di multe, così come le bici e i monopattini elettrici. Fanno eccezione i mezzi di soccorso in servizi urgenti e il trasporto pubblico locale, Taxi, Tram e Autobus, ma solo quando si trovano su percorsi separati.

Le strade e le piste ciclabili sono sempre più trafficate. Il 67% degli abitanti di Amsterdam percepisce il traffico nella propria zona come insicuro o molto insicuro e ben l’83% ritiene che la guida troppo veloce porti a situazioni pericolose nel traffico.

Ad Amsterdam vivono 800.000 persone e ne “transitano” per turismo e affari altri 20 milioni ogni anno. Con un bilancio di circa 20 morti e più di 800 feriti gravi ogni anno, le strade amstelodesi chiedono giustizia.

In effetti i numeri sono sovrapponibili a quelli delle nostre città, ma Amsterdam ha deciso che è davvero troppo e bisogna fare tutto il possibile per migliorare la sicurezza stradale.

Ovviamente nessuno, neanche ad Amsterdam, vuole forzare i tempi. Ci si rende conto che un cambio di abitudini così radicale richiede un periodo di adattamento. Ma è necessario se si vuole restituire la priorità a ciclisti e pedoni.

Sono soprattutto i bambini ad essere diventati così vulnerabili nel traffico, e questo preoccupa davvero Melanie van der Horst, assessore al Traffico e ai Trasporti. Lo afferma nella sua introduzione al Programma di realizzazione 30 km orari in città (PDF, 1,1 MB).

Quando avevo sei anni, afferma, pedalavo già da sola nel mio quartiere, e quando ero un po’ più grande, andavo anche da sola a scuola e alle lezioni di sport. Che sensazione di libertà! Purtroppo, ora non riesco davvero a immaginare che i miei figli possano fare lo stesso. […] ora è davvero un’epoca diversa. C’è molta più congestione stradale con le auto che occupano molto più spazio rispetto agli altri utenti della strada.

Quanti di voi si ritrovano nella medesima situazione: essere cresciuti in un mondo in cui i bambini potevano giocare per strada e adesso avere dei figli a cui questo non è concesso? Non mi riferisco solo a chi a sei anni girava in bicicletta autonomo per il quartiere (e a volte anche oltre), ma anche a chi per strada ci giocava a pallone o a cerbottane o a mosca cieca o a chi più ne ha più ne metta. Facile lamentarsi che i nostri figli sono sempre al cellulare, ma quali alternative hanno per passare del tempo con i loro coetanei?

Questa è una domanda a cui prima o poi bisognerà dare risposta, Amsterdam si aggiunge alle città che lo hanno fatto e lo stanno facendo.

E chissà, magari un giorno anche i bambini potranno girare liberamente per il loro quartiere.

Claudio Cheirasco

N.B. La foto e le notizie di questo articolo sono state prese dal sito amsterdam.nl

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