I RACCONTI DI MARINA SALUCCI – IL SEGUGIO SUL DIVANO

Dopo “Il Maremmano in metropolitana” un nuovo racconto ironico che vede protagonisti i cani e soprattutto il rapporto dell’uomo con loro

Un nuovo racconto di Marina Salucci dopo “Il Maremmano in metropolitana”, pubblicato la scorsa settimana, sulla moda dei cani che negli ultimi anni è davvero esplosa e soprattutto il rapporto che abbiamo noi umani con loro. Da animale da lavoro il cane si è trasformato in un componente della famiglia, spesso ignorando la loro natura e il loro istinto. Con la classica ironica che contraddistingue Marina Salucci ecco il nuovo racconto.

IL SEGUGIO SUL DIVANO

Sono stato un regalo di Natale. Scelto fra tanti, comprato, pulito, infiocchettato. Nell’enorme fiocco rosso lui ha infilato tripudi di agrifoglio, pigne e fili d’oro. Così agghindato mi ha messo sul divano, e badava bene che stessi fermo, che non sciupassi la confezione. Almeno finché lei non fosse arrivata.

Infatti ero il suo regalo.

Quando arrivò e mi vide, con i nastri che si mescolavano al pelo ondulato, non riusciva a capire. Si fermò ed ebbe bisogno di spiegazioni.

Avevano spesso parlato di un cucciolo, senza riuscire a risolvere. Ma di un cucciolo d’uomo.

Lui non fece un gran discorso, ma la portò verso di me, a carezzarmi. Le disse: Guarda che bello, è un breton, appena ho visto il suo musetto ho capito che poteva essere il tuo. Poi aggiunse subito: Il nostro.

Lei mi guardò, mi carezzò, senti il pelo morbido. Diventò la mamma. Lui era già il papà quando mi stava infiocchettando. Mi battezzarono Leonardo e mi presentarono ad amici e parenti. Tutti mi trovavano bellissimo, mi facevano le coccole, mi prendevano in braccio. Ero molto mansueto. Le mie foto di segugio sul divano finivano spesso su facebook.

Mi compravano crocchette e bocconcini confezionati delle marche migliori, quelli che costano ma promettono la salute, il bel pelo, la zampa lesta. Quelli che sono la testimonianza delle attenzioni e dell’amore. Ricevevo in regalo giochi per cani, cucce comode e abbigliamento vario. Specialmente cappottini imbottiti per il freddo, anche se uscivamo sempre di fretta, per le bisogna, perché papà e mamma di tempo ne avevano poco. C’era anche un medico che mi controllava con solerte attenzione, mi prescriveva la dieta, le analisi, i vaccini. La mamma e il papà erano molto contenti.

Ma una sera, nella frettolosa uscita serale, iniziai a tirare la mamma con una forza testarda. Davanti a me c’era una cagnolina. Non fu facile riportarmi a casa sul divano. Quel comportamento sgradito si ripeté, e anche in casa ero irrequieto, non me ne stavo più come un pelouche sul divano. Nella ricerca di qualcosa che potesse soddisfare il mio istinto carico d’ormoni, rovinai oggetti della casa. Ruppi un vaso pregiato. Così ci ritrovammo nello studio del medico solerte. Che dopo aver valutato la situazione familiare e abitativa consigliò la castrazione. Sarebbe stato meglio per me e per loro. Altrimenti sarei stato ingestibile. Ci fu qualche remora, ma il medico le spazzò via tutte. L’operazione si fece in fretta.

Quando tornai a casa ero di nuovo il cane tranquillo che avevano conosciuto, e nelle uscite serali non strattonavo più la mamma o il papà verso le cagne.

Riuscivo di nuovo a fare il bravo cane nella casa delle bambole.

Arrivarono ancora bocconcini e regalie, e fotografie postate su facebook. Papà e mamma sempre sorridenti.

Rientrai nella mia vita di segugio sdraiato sul divano. Un segugio senza scroto, che delle cagne ha assaporato solo l’odore. E che non saprà mai quello del bosco, della preda che fugge, e dei muscoli che si slanciano veloci per carpirla.

Marina Salucci

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