L’analisi di Coldiretti Cuneo in occasione di Fruit Logistica di Berlino, la fiera internazionale più importante del settore

L’export di frutta italiano vale circa cinque miliardi di Euro, suddivisi fra tre milioni e ottocentomila Euro nel fresco e un miliardo e duecentomila Euro tra succhi, confetture e conserve. I dati emergono dall’analisi della Coldiretti in occasione della Fruit Logistica di Berlino, la principale fiera internazionale del settore.
Come ha spiegato Coldiretti la Germania è il primo mercato di sbocco per i prodotti ortofrutticoli italiani, con circa un quarto del totale esportato, seguiti dalla Francia e della Gran Bretagna, in crescita nonostante la Brexit mentre al quarto posto c’è la vicina Austria, il principale mercato extraeuropeo è rappresentato invece dagli Stati Uniti, dove si è registrato un incremento record del trenta per cento.
Rimangono comunque diversi problemi nelle esportazioni, in particolare ad esempio con la Cina, le pere cinesi Nashi arrivano regolarmente nei nostri mercati, ha spiegato Coldiretti Cuneo, ma quelle italiane non possono essere esportate in Cina perché non è stata ancora concessa l’autorizzazione fitosanitaria, anche in kiwi non possono essere esportati in Giappone per lo stesso problema, in barba all’accordo di libero scambio JETA siglato tra l’Unione Europea e il Governo giapponese. Un grosso problema rimane quello dei danni causati dalla concorrenza sleale, un prodotto alimentare su cinque importato in Italia non rispetta le normative in materia di tutela della salute e dell’ambiente o ancora i diritti dei lavoratori vigenti all’interno dell’Unione Europea.
Tra gli esempi di concorrenza sleale Coldiretti Cuneo sottolinea le nocciole della Turchia, dove pende l’accusa di sfruttamento del lavoro delle minoranze curde, l’uva dell’Argentina e le banane del Brasile dove ci sono pesanti accuse di utilizzo del lavoro minorile. Il Presidente di Coldiretti Cuneo, Enrico Nada ha affermato: “È necessario che tutti i prodotti che entrano nei confini nazionali ed europei rispettino gli stessi criteri, garantendo che dietro gli alimenti, italiani e stranieri, in vendita sugli scaffali ci sia un analogo percorso di qualità che riguarda l’ambiente, il lavoro e la salute” mentre il Direttore Provinciale di Coldiretti Cuneo, Fabiano Porcu ha concluso: “Negli accordi di libero scambio va garantito il rispetto del principio di reciprocità per ridurre al minimo il divario tra gli standard di produzione europei e quelli dei Paesi terzi, garantire la sicurezza dei prodotti che varcano le nostre frontiere e contrastare la concorrenza sleale a tutela delle nostre imprese”.