
Questa settimana Marina Salucci non ci propone il tradizionale racconto ma, bensì, una riflessione molto profonda sulla ricorrenza dei Defunti e la festa di Halloween, tra tradizione e modernità, spiritualità e omologazione culturale, un saggio che offre un ottimo spunto per un dibattito.
LA MORTE NON VA DI MODA
Il periodo che sta per arrivare, per i Celti, era magico e mistico. La luce che lentamente diminuisce, la natura che si addormenta, la sera che arriva prima a scalzare il sole, induceva a credere che il mondo dei vivi e quello dei morti perdessero i loro confini, e che si mescolassero, anche se per poco. Questo accadeva nella notte del 31 ottobre, notte dell’anima, in cui l’anno terminava e la campagna si accendeva alle luci dei falò.
Ma i Celti vivevano a contatto con la natura e ne seguivano i ritmi.
Nelle nostre città di cemento onnivoro, noi abbiamo deposto ogni momento di comunione con noi stessi e con la natura. La morte non va più di moda, e neppure la spiritualità. Ed è successo dunque che alle ricorrenze di Ognissanti e dei Defunti si sia sovrapposta la notte di Halloween, dove in un “sabba usa e getta” tutto diventa gioco e scherzo, spesso anche esagerato. La morte, ridicolizzata, pare non esistere più. Figuriamoci la spiritualità. Nella più totale inconsapevolezza abbiamo rinunciato al momento più intimo dell’anno. Quello in cui ci si guarda dentro in silenzio e si ricorda chi c’è stato, quello in cui si entra in contatto con il mistero.
E allora ci si butta nelle strade, mascherati e schiamazzanti, al grido di “dolcetto o scherzetto?”, che spesso più che scherzo diventa intimazione. Ho visto genitori mascherati da scheletro incitare i propri figli ad andare nei negozi e farsi dare le mercanzie. E i bambini andavano, e pretendevano. Ho visto negozianti seriamente preoccupati.
Insomma la morte non va più di moda.
Ma la maleducazione sì.
Marina Salucci