I RACCONTI DI MARINA SALUCCI – UNA STORIA MAI UGUALE

Con grande piacere dopo un periodo di pausa Limonte News ritorna ad ospitare i racconti di Marina Salucci. Questo primo racconto della nuova stagione si ispira alla scienza che studia i cerchi degli alberi ma la trasfigura in modo favoloso.

UNA STORIA MAI UGUALE


Il vecchio andava lì ogni sera, e questa era la sua visuale: l’infinità setosa del mare, la spiaggia di sabbia grigia fina, e un grande tronco mozzato, maestoso e regale.

Arrivava quando della gente schiamazzante erano rimaste solo le impronte sulla sabbia. Si sedeva davanti al tronco, e rimaneva calmo a guardare, anche quando lo sciabordio si trasformava in tempesta. Talvolta gli passava sopra le mani, carezzava i cerchi, la corteccia, e gli spuntava un sorriso. Provava stupore, commozione, gioia, tenerezza. A volte rabbia. Mai conosceva la noia.

Nessuno lo avvicinava. L’alone di mistero che lo avvolgeva era diventato diffidenza e sospetto, senza che mai gli avessero parlato, gli avessero chiesto quali fossero i suoi pensieri davanti a quella marina.

Finchè una sera arrivò un ragazzo. Il suo pallone era rotolato fin lì, e si era posato accanto al tronco. Il silenzio fu rotto dalla corsa veloce e l’aria si riempì di energia.. Il vecchio vide un viso aperto, gli occhi vivi, saettanti. Meravigliosa commistione di sincerità, curiosità, coraggio.

-Buonasera signore, disse il ragazzo un po’ titubante, come se fosse entrato in un territorio che non gli apparteneva, posso prenderlo?

Il vecchio sorrise, e il suo viso si allagò di gioia.

-E’ tuo, e con la palma aperta lo indicò.

Il ragazzo lo prese, ma non se ne andò.

-Che cosa fa qui, signore?

Il vecchio lo guardò sorpreso. Nessuno glielo aveva mai chiesto.

-Cerco, disse.

-Che cosa cerca, signore?

Capì che quel ragazzino non avrebbe demorso, e allora si lasciò andare, seguì l’onda che gli sciabordava dentro.

-Leggo la storia di questo albero ambrato, quella delle stagioni, del cielo e del mare, del sole che lo ha scaldato e della pioggia che lo sferzava. Vedi, questo albero racconta la storia del pianeta, anche la mia e la tua storia.

Il ragazzo guardò, inclinò la testa. Sorrise.

-Signore, come fa?

Non era facile, ma avrebbe tentato.

Passò il suo dito indice, nodoso e rugoso, sopra ai cerchi irregolari del tronco.

-Guardo, sento, cerco di leggere, di sentire. Chiudo gli occhi. A volte vedo. Ogni cerchio dice qualcosa. E’ la voce dell’albero.

Il ragazzo seguì quel dito che percorreva il tronco, come ammutolito, come se gli paresse ingiusto essere stato privato fino ad allora di tutto ciò, e nello stesso tempo fosse contento di averlo scoperto.

-E difficile? chiese poi.

Il vecchio lo guardò contento. Mandò la testa da destra a sinistra, e viceversa, e il ragazzo era già lì seduto, che passava il suo dito sulle strade tortuose del tronco mozzo.

Guardò, lesse, chiuse gli occhi. Era una storia d’acqua e di linfa, di sole e di gemme, di mani sulla corteccia e di giochi, d’amore e d’incubi, di gioia, d’insetti, di nidi, di vento. Di veleni nell’aria.

-Tutto questo qui dentro?, chiese il ragazzo

-Tutto questo in noi, e nell’universo infinito, sorrise il vecchio.

Rimasero lì in silenzio, mentre il mare nasceva e moriva nell’onda, narrando una storia che non era mai uguale.

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Pubblicato da limontenews

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