
Il 9 maggio del 1978 a Cinisi, in Provincia di Palermo, un omicidio mafioso uccise il giovane giornalista e attivista Peppino Impastato, diventato il primo simbolo della lotta alla mafia in una stagione che, proprio da quel maggio del 1978 fino alla primavera del 1993, insanguinò l’Italia con omicidi e attentati.
Per ricordare il sacrificio di Peppino Impastato, a quarantaquattro anni dalla sua uccisione, avvenuta a soli trent’anni, il Comune di Ovada, nella giornata di lunedì, ha ricordato anche quest’anno la sua figura e il suo insegnamento, con una cerimonia alla presenza delle principali istituzioni cittadine e del Gruppo Scout Ovada 1. Il Comune di Ovada, città dove è anche presente una piazza dedicata proprio a Peppino Impastato, ha deposto una corona di fiori alla lapide che ricorda il suo sacrificio e quello di tutte le vittime delle mafie in quel periodo tragico e drammatico della nostra storia nazionale, per far rimanere viva la memoria e che l’esempio di chi ha lottato contro le mafie sia di sprone per tutti per affermare l’importanza della legalità.
Peppino Impastato nacque nel gennaio del 1948 da una famiglia legata a Cosa Nostra, nemmeno maggiorenne iniziò a prendere le distanze da quel mondo, comprendendo il valore della legalità e nel 1965, a soli diciassette anni, fondò un giornale, insieme ad un gruppo di giovani, in cui si denunciava la situazione locale, al punto che ricevette una denuncia dall’allora Sindaco di Cinisi. Negli anni successivi continuò ad occuparsi di legalità e di lotta alla mafia, fondando, nel 1977, con la nascita delle radio libere, Radio Aut, un’emittente da cui denunciò i crimini e gli affari mafiosi nella zona di Palermo. Il 9 maggio del 1978 venne ucciso in un omicidio mafioso ordinato dal boss Gaetano Badalamenti, simulato da attentato. Fu la prima vittima famosa di una lunga scia di omicidi e stragi di mafia che insanguinarono l’Italia fino alla metà degli anni Novanta, ma grazie al suo sacrificio iniziò tra la popolazione la presa di coscienza del pericolo mafioso.