
Un nuovo articolo a firma di Ginevra Perla Loicano, studentessa del terzo anno del Liceo Lingustico Amaldi di Novi Ligure con la passione per la scrittura e il giornalismo. Il viaggio all’interno del mondo dei giovani prosegue parlando dell’abbigliamento.
I social ogni giorno ci propongono dei modelli da seguire in qualsiasi campo, soprattutto nella moda. I ragazzi spinti dall’avere dei “like” e dei “followers” guardano più all’aspetto esteriore che a quello interiore. Talvolta, essendo molto giovani, non si rendono conto che gli influencer hanno alle spalle delle società che pensano solo al guadagno e sfruttano la fama del personaggio per arrivare a far vendere i loro prodotti. Inoltre quello che propinano non è sempre di buona qualità e la maggior parte delle volte viene fabbricato in paesi dove viene sfruttata la manodopera minorile.
I ragazzi al giorno d’oggi confondono il vestirsi bene con l’appartenere ad un rango sociale elevato, emarginando e criticando chi non la pensa come loro, e spesso bullizzando chi decide di non farsi strumentalizzare dai media.
“L’abito non fa il monaco” è un detto tuttora molto attuale. Una persona, infatti, non va giudicata da una maglietta firmata o da un paio di scarpe griffate, ma da quello che pensa e da come si comporta. Quali strategie si potrebbero adottare?
E’ fondamentale innanzitutto pensare con la propria testa e indossare ciò che si preferisce, perché l’abbigliamento racconta qualcosa di sé, sempre però evitando di cadere nel volgare. Inoltre, il cambiamento climatico che, ogni giorno, è al centro dei nostri discorsi deve farci riflettere anche su cosa e come acquistare. Si sta divulgando tra gli adolescenti il mercato dell’abito riciclato, grazie a delle applicazioni che permettono di vendere quelli che non si utilizzano; ci sono anche dei mercatini sempre di abiti usati e sono nati dei gruppi su internet dove i partecipanti regalano/scambiano i vestiti che non indossano più.
Ginevra Perla Loicano