
Da buono come il pane stiamo passando a caro come il pane, il prezzo è, scusate il gioco di parole, letteralmente lievitato in questi ultimi mesi, come abbiamo facilmente potuto accorgersene, ma la colpa, spiegano da Confartigianato, non è dei fornai ma del boom dei prezzi delle materie prime, soprattutto energia e gas a cui si è aggiunto anche l’aumento del prezzo delle farine e dei cereali.
Confartigianato Piemonte ha lanciato l’allarme, il settore della panificazione, infatti, è sempre più sottoposto alla concorrenza dei prodotti semilavorati e delle grandi produzioni, ovvero di quei panifici industriali che lavorano esclusivamente per supermercati e ipermercati. Le realtà locali della panificazione, infatti, sono sempre più preoccupate dalla crescita dei prezzi dell’energia, delle materie prime e anche dei materiali d’imballaggio.
Secondo i calcoli di Confartigianato, quest’anno, rispetto al 2021 vede un mulino subire un aumento dei costi dell’energia del 220 per cento mentre per un panificio l’aumento dei costi di produzione si stima intorno al 145 per cento. Sempre rispetto allo scorso anno le farine di grano tenero hanno subito un aumento dei prezzi del 25 per cento e la semola di grano duro del 60 per cento.
Molte imprese, non riuscendo a rientrare nei rincari per coprire almeno i costi di produzione, sono costrette ad intervenire sui prezzi del prodotto finito per il consumatore, non avendo nessun margine, denuncia Confartigianato, rischiano di soccombere. Le istituzioni, perciò, devono dare dei segnali, con interventi di calmierazione dei prezzi e sgravi per i produttori oppure molte aziende della panificazione rischiano di chiudere per sempre.