
La celebrazione del Natale cristiano, voluta dall’imperatore Costantino nel IV secolo, si sovrappose a feste pagane che si perdevano nella notte dei tempi. Tutte gioivano perché la luce del sole tornava ad aumentare dopo il solstizio d’inverno. “Sol Invictus” era il nome del rito romano del tardo impero, celebrato il 25 dicembre. Il sole è invincibile e la luce riesce a sconfiggere le tenebre, donando la vita.
Messaggio di rinascita e di speranza.
Non ci sono forse analogie con la parola di Cristo? Che nasce per portare luce, gioia, salvezza, e va oltre, parlando di perdono, incitando a tendere la mano al prossimo, a non giudicarlo, a donare a chi ha bisogno e a non bramare ricchezze.
Parole decisamente nuove, di pace e umanità, che sono state sempre motivo di riflessione, e non solo per i praticanti e i credenti, ma per tutte le persone che cercano e si fanno domande. Parole semplici, che disarmano con l’amore. E potrebbero disarmarci anche oggi, in questo presente difficile. In cui il consumismo ha fatto del Natale un grande mercato. In cui il nostro Paese è diviso in due fazioni opposte, aggressive l’una contro l’altra.
In questo modo il messaggio della Natività perde il suo significato.
Non sarebbe opportuno deporre la rabbia che logora e acceca, le parole belliche che infiammano e ascoltare invece le ragioni e soprattutto la paura dell’altro?
Pro vax, no vax, free vax… Andiamo oltre le etichette che non ci fanno capire chi abbiamo davanti. Dietro a ogni opinione non c’è un nemico, c’è soltanto una persona con le sue fragilità. Se riusciremo a vederle ci rispecchieremo nell’altro, e scopriremo che è molto simile a noi.
Non vale la pena di provarci?
BUON NATALE
