
Importante scoperta, anzi riscoperta, nel territorio protetto dell’area naturale del Parco del Beigua, dove si è aggiunta, tra le specie note, la Salamandrina di Savi. La scoperta è stata fatta dal dott. Alberto Pastorino, naturalista, sulla Rivista Piemontese di Storia Naturale.
Secondo Alberto Pastorino questa specie non è mai realmente scomparsa dai nostri monti ma, a causa delle sue abitudini elusive ed una distribuzione molto sparsa, sia sfuggita ai rilevamenti degli scorsi anni. Questo piccolo anfibio ha continuato ad abitare i boschi intorno alle pozze e ai ruscelli, avendo bisogno di acqua pulita per deporre le uova.
La presenza della Salamandrina di Savi è un ottimo segnale, in quanto la sua presenza indica un ambiente sano, che deve essere tutelato per garantire la sua sopravvivenza e quella di altre specie, che sono sensibili al taglio dei boschi, che altera il microclima della lettiera, all’inquinamento dell’acqua e all’introduzione di pesci.
I boschi ecologicamente sani, con la presenza anche di alberi morti, che alimentano la crescita di nuovi alberi e ruscelli sani sono la casa della Salamandrina.
La Salamandrina dagli occhiali, che deve questo nome dalla macchia chiara sul capo, o Salamandrina di Savi dal nome del primo descrittore della specie nel 1821, è un anfibio endemico della penisola italiana. Si tratta di un anfibio di piccole dimensioni, dai 7 ai 13 centimetri, di cui oltre la metà costituita dalla coda, bruno-nera sul dorso con un misto spettacolare di colori rosso e bianco nelle parti inferiori del corpo.
Nel 2013 la Salamandrina di Savi è stata ritrovata nel Parco delle Capanne di Marcarolo mentre nel 2018 è stata avvistata casualmente nella Valle del Serpente a Masone e nel 2019 al Passo del Faiallo in Valle d’Orba.