
Una persona straordinaria, Salvatore Cimmino, nuotatore che malgrado una gamba amputata a metà del femore, ha iniziato il suo Giro d’Italia a nuoto, per sostenere i diritti delle persone con disabilità. Il Giro d’Italia di Salvatore Cimmino è diviso in quattordici tappe, per un totale di 279 chilometri a nuoto, da Ventimiglia fino a Trieste passando per lo Stretto di Messina, tra Mar Tirreno, Ionio e Adriatico, una sfida incredibile per costruire un’Italia migliore.
Dopo la tappa inaugurale, da Ventimiglia a Sanremo, Salvatore Cimmino domani mattina alle ore 9 sarà impegnato nella sua seconda tappa, da Varazze a Voltri, con partenza dalla spiaggia libera di fronte a Villa Cilea, per il suo progetto dal titolo “A nuoto nei mari del globo, per un mondo senza barriere e senza frontiere”.
Nella seconda tappa di Salvatore Cimmino saranno presenti le Autorità Cittadine, i responsabili dell’associazionismo locale e della Lega Navale Italiana di Varazze, che sostiene l’iniziativa.
“L’obiettivo è ambizioso – ha scritto Salvatore Cimmino in un comunicato stampa pubblicato sul sito ufficiale www.salvatorecimmino.it – ovvero ricordare al Mondo che oggi la disabilità, grazie alla Convenzione delle Nazioni Unite sui diritti delle persone con disabilità, non è più un fatto privato, a carico dei singoli, ma è finalmente diventato (o per lo meno dovrebbe) una realtà di cui è necessario che la collettività tutta si faccia carico.
Questa interpretazione, ritengo rivoluzionaria, sposta l’attenzione dalle condizioni della persona alle condizioni del mondo di cui fa parte, per rilevare e combattere la presenza di barriere che ne impediscono la partecipazione sociale. Partendo dal fatto che la Convenzione in Italia e nel mondo non ha solo un mero valore culturale, bensì prima di tutto un valore giuridico ne deriva che, nella misura in cui la disabilità è imputabile a barriere comportamentali e sociali, i Governi sono tenuti ad intervenire in misura maggiore rispetto al passato attraverso un sistema legislativo che preveda come fine l’indipendenza della persona con disabilità, fondamentale per un processo reale di integrazione”.