
Sabato si celebra la Giornata mondiale della biodiversità, per l’occasione Slow Food lancia un appello alla politica, chiedendo che se ne occupi finalmente con dei fatti, le parole non bastano più, se la biodiversità vive, vive il pianeta, questo non è più un segreto.
Slow Food presenterà sabato, in occasione della Giornata mondiale della biodiversità, un documento di posizione intitolato appunto “Se la biodiversità vive, vive il pianeta”. Bisogna discutere di biodiversità, spiega Slow Food, parlarne vuol dire parlare di vita non solamente dell’uomo ma di tutte le specie animali e le varietà vegetali esistenti al mondo, dagli alberi secolari ai grandi mammiferi fino ai funghi e i microscopici batteri e lieviti che abitano il suolo e che, in modo correlato, contribuiscono ad assicurare la prosecuzione dell’esistenza sul nostro pianeta.
Senza biodiversità non possiamo sfamare il pianeta, le monocolture sono molto fragili e non sono in grado di adattarsi agli imprevisti e ai cambiamenti climatici. Senza biodiversità non c’è salute, ne dell’uomo, che ha bisogno di diete varie, ne dell’ambiente il cui equilibrio, molto fragile, è dato dalla coesistenza di una grande varietà di specie animali e varietà vegetali differenti. Senza biodiversità non ci sono più nemmeno le radici, perché perdiamo il legame tra alimentazione, luoghi di produzione, storia e cultura.
Senza biodiversità non c’è vita, il suo declino viaggia in parallelo al declino delle possibilità dell’uomo di evitare la propria estinzione, ogni specie vegetale, ogni razza animale, ogni ecosistema e ogni sapere che perdiamo è un opportunità in meno di superare la grande sfida che ci aspetta nel futuro: garantire a tutti un cibo buono, pulito e giusto.
Slow Food denuncia anche l’assenza nel PNR (Piano Nazionale di Ripresa) dell’agroecologia, presentato alla fine di aprile dal Governo Itlaiano, che, spiega Slow Food, non affronta alla radice le cause della crisi che stiamo vivendo e non promuove la transizione ecologica, ma si limita ad essere un piano di ammodernamento del paese, seguendo un modello di sviluppo la cui insostenibilità è ormai evidente a tutti. L’assenza di richiami all’agroecologia, denuncia Slow Food, l’unica pratica agricola che può rigenerare la terra e l’ambiente intorno è davvero emblematica, ha fatto presente Francesco Sottile, membro del Comitato esecutivo di Slow Food Italia.
Agroecologia, biodiversità e transizione ecologica sono i tre concetti che secondo Slow Food vanno di pari passo. Per realizzare l’auspicata transizione ecologica è indispensabile salvaguardare la biodiversità degli ecosistemi, cioè di mari, fiumi e laghi, di terre alte e terre bassi, di suoli e foreste e naturalmente anche delle aree urbane, per farlo, prosegue Slow Food, occorre abbandonare l’approccio intensivo alla produzione animale imboccando la via dell’agroecologia.
L’agroecologia è difficile da definire in poche parole, essa è l’approccio che si oppone alle monocolture, che riduce nettamente l’utilizzo di prodotti chimici di sintesi, previene il compattamento dei suoli, punta su tecniche e pratiche funzionali alla rigenerazione della fertilità, come la rotazione colturale e il sovescio, la conservazione delle risorse, cominciando dall’acqua e dagli insetti impollinatori.