Roberto Schellino, coltivatore di Demonte in Provincia di Cuneo e membro dell’Associazione Rurale Italiana chiede al nuovo Governo a gran voce il riconoscimento della figura del contadino.
Sembra strano ma in Italia e in buona parte d’Europa la figura giuridica del contadino non esiste, si parla solamente di imprenditore agricolo, equiparando i titolari di ogni tipo di attività agricola senza distinzione di estensioni coltivate o di proprietà, reddito e colture.
Se qualche decennio fa la parola contadino era utilizzata quasi con un certo imbarazzo oggi è un termine culturale che è tornato di moda, finendo per essere abusata e perfino il marketing se ne è appropriato.
Roberto Schellino, socio di Slow Food spiega che, fortunatamente, dopo l’approvazione da parte dell’Assemblea Generale delle Nazioni Unite del dicembre 2018 della Dichiarazione per i diritti dei contadini e dei lavoratori in contesto rurale, è nata la definizione oggettiva di contadino alla quale si deve fare riferimento. Il problema è che nessuna normativa fa invece riferimento a questi soggetti, cioè le persone che abitano la terra, la lavorano e da essa traggono il necessario per vivere.
Secondo l’articolo 1 della dichiarazione Onu si legge: “si definisce come contadino una persona qualsiasi che esercita, o mira a esercitare da solo o in associazione con altri o come comunità, attività di piccola produzione agricola, di sussistenza e/o per il mercato, e che si affida significativamente, per quanto non necessariamente in modo esclusivo, al lavoro familiare e ad altri modi non monetizzati di organizzare il lavoro, e che dipende in maniera particolare dalla terra ed è attaccata ad essa”.
La stessa Dichiarazione da molta evidenza al diritto alla terra, alle sementi e alla biodiversità, oltre ai diritti collettivi legati alla sovranità alimentare.
La Campagna popolare è cresciuta integrando la proposta originale e proprio in questa Legislatura diversi parlamentari hanno presentato tre proposte di legge discusse alla Commissione Agricoltura della Camera, la crisi di Governo tuttavia ha fermato tutto ma i proponenti si augurano vivamente che il percorso sia solo interrotto e non abbandonato.
In Italia questa legge è necessaria perché potrebbe finalmente normare la maggior parte delle aziende agricole, che impiegano circa 1,5 milioni di persone, nel mondo i piccoli produttori rappresentano in media il 70 per cento della produzione agricola che arriva fino a oltre l’80 per cento nei paesi in via di sviluppo.
Roberto Schellino prosegue: “Questo riconoscimento è importante perché si tratta di una dimensione che esiste ma è nascosta dentro il contesto unico dell’agricoltura d’impresa. Le norme attuali non fanno specifiche differenze, sono standardizzate e vengono imposte a tutti i contadini: io, con i miei 5 ettari in montagna, non posso esser equiparato, ad esempio, all’Impresa agricola Bonifiche Ferrarresi, una Spa quotata in Borsa con 7750 ettari, eppure oggi per la legge siamo entrambi imprenditori agricoli. Questo da un punto di vista sociale, culturale ed economico non può continuare ad esistere”.
