Lorenzo Tacchella nel volume “ARQUATA SCRIVIA NELLA STORIA DEI FEUDI IMPERIALI LIGURI” ci dà la prima notizia dell’esistenza di una fornace a Arquata Scrivia nel 1684. Si legge nei contratti di locazione e investiture del secolo XVII “ Investitura perpetua della Fornace da coppi e mattoni nel fossato del Rio appresso il giardino del Palazzo a Paolo Cheto di Leza…”.
L’ informazione ci viene confermata dal ricercatore arquatese Edoardo Morgavi, che fornisce una panoramica delle fornaci presenti nel nostro territorio dall’800 fino agli anni settanta del secolo scorso.
Otto le fornaci attive : FORNACE DEGLI EBREI ( Piazza Caduti, area attuale asilo Agusti, Viale della Rimembranza fino alla strada di Montaldero).E’ stato sconvolto il territorio dal grande prelievo di terra per edificare le fornaci da cui ricavare laterizi. La posizione di Piazza Caduti, area ancora agricola, era comoda per gli Spinola e il terreno adatto per fabbricare mattoni.
La seconda fornace DEI LASAGNA (fra Via Sant’Antonio e Largo Mazzini, allora Via Libarna e Via Roma).Sono questi gli anni in cui vengono costruite le ferrovie, alle quali fornivano materiale per le gallerie, i ponti, i viadotti.

TERZA DEI GALLIANO( da proprietà privata Sant’Antonio al bivio fra Via Villini e Via Roma) .L’area è oggi occupata da Via Roma, Via San Giovanni, Villaggio Cementir, Via Fondega. I Galliano erano tortonesi. QUARTA FORNACE TAMBURELLI (da Via Roma, Via B. Buozzi, Viale Marconi, Via Antica Varinella. QUINTA, SESTA, SETTIMA OTTAVA FORNACE AGUSTI – ROSI. La più antica fra Via Roma, Via XXV Aprile, Strada delle Fornaci, Via San Giovanni.
LA SESTA E LA SETTIMA: DUE IN CAMPORA. L’OTTAVA FORNACE: ZONA VAIE. Tamburelli, Agusti, Rosi in Campora e Vaie, ci ricorda lo storico arquatese, furono occupate come magazzini dalle truppe inglesi nel 1917 – 20, perché già in disuso. 60.000 uomini, effettivi 36.500, tre le divisioni. Quella di Campora, la numero sei era adibita a campo di riposo per i soldati inglesi . Esiste ancora la scritta sul portale ad arco ” ARQUATA REST CAMP” (campo di riposo)”.
L’ultima fornace, quella in zona Vaie ha prodotto fino agli anni ’70 del secolo scorso laterizi, perché ha trovato una notevole quantità di argilla nella zona dell’attuale piscina comunale. Il terreno arquatese era uno dei migliori da utilizzare per la costruzione di mattoni.
Una curiosità: anticamente molte fornaci, esclusa l’ultima, cuocevano mattoni attraverso il sistema “a catasta”, simile a quello per fare il carbone di legna. Diverse famiglie arquatesi avevano in appalto l’impasto dell’argilla e lo stampo dei mattoni, che realizzavano nell’aia, un’area destinata appositamente. L’impasto era curato dagli uomini e lo stampo da donne e bambini. La cottura poi veniva effettuata nella fornace.
