Il 26 novembre si è tenuta la Giornata internazionale dell’olivo, istituita dall’Unesco. Per questa occasione la rete di Slow Olive di Slow Food ha organizzato una conferenza in streaming dedicata al ruolo dell’olivicoltura nel paesaggio mediterraneo.
Il Mediterraneo è un immenso oliveto, esteso per milioni di ettari, che costituisce da secoli uno dei caratteri distintivi del paesaggio agricolo dell’Europa del Sud. Merito di questa straordinaria diffusione va all’instancabile opera di generazioni di contadini, che hanno coltivato l’olivo e curato gli alberi in questi territori.
Legata all’olivo, alle olive e all’olio è nata un’economia fatta di rapporti complessi tra gli olivicoltori, i frantoiani e i mercanti, capace di segnare il territorio, di determinare usanze e comportamenti e di costruire, attraverso i secoli, una civiltà dell’olivo giunta quasi inalterata fino ai nostri giorni. Nell’incontro si è parlato delle problematiche che mettono a rischio la sopravvivenza di questa antica olivicoltura e delle buone pratiche messe in atto dalla comunità per salvaguardarla.
Il viaggio virtuale di Slow Food è partito dalla Grecia, con i paesaggi agricoli dell’Egeo, facendo tappa poi in Turchia, con l’olivicoltura messa a rischio dal boom dell’edilizia legato al turismo, alla Spagna, con gli olivi millenari del Maestrat per arrivare in Italia, con gli splendidi oliveti pugliesi, dove l’olivicoltura si tramanda di generazione in generazione con un prodotto di ottima qualità.

Diffusi moltissimo in Puglia se non sbaglio, prima regione per produzione di olio d’oliva e derivati.
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Esatto la Puglia è al primo posto in Italia per la produzione di olio
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Io di solito utilizzo olio che mi inviano i miei parenti dalla calabria che possiedono un frantoio ed è una squisitezza.
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