I RACCONTI DI MARINA SALUCCI – VIGILIA (QUINTA PUNTATA)

Quinta puntata del racconto di Marina Salucci “Vigilia”, incentrato sul Natale e su una critica al consumismo sfrenato di questi anni.

Prima parte: https://limonte.news/2020/10/19/i-racconti-di-marina-salucci-vigilia-prima-puntata/

Seconda parte: https://limonte.news/2020/10/25/i-racconti-di-marina-salucci-vigilia-seconda-puntata/

Terza parte: https://limonte.news/2020/11/01/i-racconti-di-marina-salucci-vigilia-terza-puntata/

Quarta parte: https://limonte.news/2020/11/07/i-racconti-di-marina-salucci-vigilia-quarta-puntata/

Lucia ascende al primo piano del supermercato, quello dei generi alimentari, con le nuove scale mobili, quelle veloci circondate da enormi piante e specchi. E’ un paesaggio grottesco, quella flora da giungla, con i sassolini bianchi, circondata dal rumore della metropoli degli acquisti, attorniata dall’esercito delle facce che salgono mute e che si riflettono negli specchi più grandi delle grandi piante. Si riflettono ma non si guardano, soltanto qualche sbirciatina, e poi tutti deviano l’attenzione, forse la loro faccia non li soddisfa, neppure la loro espressione, per Lucia è così, probabilmente anche per gli altri, la propria faccia non la soddisfa, non le sembra che corrisponda a quel che è lei, eppoi si vede stanca, con i solchi sul viso, un conto è avere i solchi nell’anima, e un conto è vederseli anche sul viso, eppoi prima di andare a comprare una lista di generi alimentari che è lunga lunga, e proprio alla vigilia di Natale.

Una pianificazione degli acquisti alimentari sarebbe stata la cosa migliore, se fosse rimasto ancora l’autocontrollo sostenuto dalla ponderazione e dalla calma, ma l’esercito dei consumatori, i grossi carrelli vaganti e insofferenti per le fermate degli altri, il rumore, i cartelli, non c’è niente che renda più possibile questa pianificazione. E Lucia decide allora di guardarsi intorno e acciuffare quello che le serve. Cercherà di fare un giro completo, e non le potrà sfuggire niente.

Ecco, il reparto dei dolci, tutto il necessario per il panettone è già nel carrello, dai latticini si dovrà ricordare il burro, ma non importa se non se lo ricorderà, basterà vederlo, ora vede delle confezioni con panettone e spumante, e si ricorda del portiere e del vicino di casa, è troppo stanca per pensare che è un regalo banale, oppure lo pensa ma non gliene importa niente, ed allora prende una confezione e la mette nel carrello, poi si gira per prenderle l’altra, la prende e la solleva…

Ma qualcuno la afferra, gliela sottrae, si gira e vede una signora inceronata che le dice mi scusi, ma la stavo prendendo io, poi mi è squillato il cellulare, ma ero qui, proprio qui, forse non mi ha visto, ma c’ero prima io, le indica il posto, lì ad un metro, Lucia obietta che era già nelle sue mani, la signora alza la voce e dice che lei era lì prima, e poi, indicando il carrello di Lucia, lei ne ha già una, mi vuole almeno lasciare l’ultima, Lucia dice non è giusto ma se la tenga, diventa rossa in viso, paonazza, ribatte se la tenga, con un tono da insulto, l’altra dice maleducata, altro che a Natale essere più buoni, non mi vuole lasciare il panettone che avevo nelle mani, altro che altruismo, Lucia vede che sta accorrendo un commesso, la signora sta parlando ad un volume che fa girare tutti, Lucia si fa un varco e scappa, scappa senza sapere se la confezione che ha nel carrello sia per il vicino o per il portinaio. Poi raggiunge il bagno delle signore. Ha in mente un pianto liberatorio. Ma non le è consentito. E’ la vigilia di Natale, e dopo dieci secondi l’esercito dei consumatori che vuol fare la pipì le sta già bussando alla porta.

Comprare il burro, i sottoaceti e le altre vivande fu molto più facile, Lucia caricò tutto in macchina e se ne andò.

Che cosa fare adesso, si chiese Lucia, c’era ancora da comprare il regalo per il vicino, da passare a salutare gli amici, e tuta l lunga lista degli inevasi. Si sentì stanca, ancora più stanca, ancora più svuotata, quel panino era servito a poco, doveva mangiare qualcosa, doveva fermarsi, ma dove…

Si rese conto di essere a qualche centinaia di metri dall’abitazione dei suoi genitori, e le sembrò la cosa più logica salire su da loro, anche perché, faccia a faccia, avrebbe potuto spiegare alla mamma che non sarebbe andata alla messa della sera.

Riuscì persino a trovare un parcheggio davanti al portone. La giornata era sempre smagliante, Lucia guardò il cielo limpido, il profilo lontano delle colline, l’aria tersa, e le sembrava tutto così sprecato, tutto così inevaso, nessuno se ne accorgeva, o forse no, forse qualcuno se ne accorgeva, ma…

-Chi è? chiese la voce di suo padre, ah, sei tu, Lucia, le sembrò di cogliere una lieve apprensione, e questo la preoccupò oltremodo, essendo il padre una persona estremamente tranquilla e tranquillizzante.

Non era ancora davanti alla porta quando sua madre uscì sconvolta chiedendo che cosa le era successo, che cosa combinava, la stavano cercando da due ore, ma dove era andata, ma era quello il modo di far stare in pensiero tutti quanti, tuo marito ha chiamato qui già tre volte, il tuo cellulare è spento, ci ha detto che eri bloccata all’Iperedo, siamo stati in ansia. Calma, ora va tutto bene, intervenne il padre, è tutto risolto, a quanto pare sta bene, è tutto passato, tutto passato un corno, disse la madre, sono io che mi sento male, trattata in questa maniera, sempre a stare in pensiero, e la vigilia di Natale, non è il caso di drammatizzare, intervenne ancora il padre, avrà avuto il cellulare scarico, non avrà potuto chiamare, siediti un po’, bevi qualcosa, disse alla moglie, e anche tu, Lucia, vieni, mi sembri stanca, hai mangiato? poco, allora siediti e mangia, dai.

-Che cosa è successo all’Iperedo? chiese la madre mentre il padre chiamava i vigili per dire che era tutto a posto, e GiovanLuigi per lo stesso motivo.

-Niente, mamma, è GiovanLuigi che ingrandisce le cose, mi ha già telefonato otto volte, non ce la faccio più…

-Ma che cosa dici, ma quante ti invidiano un marito così, un marito che sta in pensiero, mi ha detto che eri chiusa dentro al parcheggio e che non rispondevi, pensava ad un incidente, era in ansia.

-Appunto, ha ingigantito tutto.

-Ma perché era in pensiero, perché ti vuole bene.

-Sarà così, disse Lucia accomodante per riuscire a mangiare in pace. Stai meglio, ora, mamma?

La mamma non rispose, ma il papà disse che ormai era tutto a posto, potevano andare a riposarsi un poco tutte e due, anzi, quasi quasi si riposava un po’ anche lui, aveva un tale cerchio alla testa, forse quel vento, non sapeva proprio se se la sarebbe sentita di andare alla messa di mezzanotte, e mentre lo diceva si girava verso Lucia, e le faceva un occhiolino così dolce e complice che Lucia si sentì finalmente felice.

Gli passò accanto, gli strinse il braccio e gli disse “grazie”. Ecco qualcosa di luminoso, gli occhi di mio padre, pensò Lucia, e dopo aver puntato la sveglia per una mezz’oretta dopo.

Al risveglio, dopo il sibilo lungo e lento della sveglia, arrivò la consapevolezza spiacevole che era ancora il giorno della vigilia, il lungo giorno della vigilia di Natale. Arrivò sua madre a dirle se voleva un caffè, grazie, e glielo andò a preparare. Suo padre le passò accanto mentre si rassettava, e le chiese se era stanca. Lucia guardò ancora i suoi occhi luminosi, e ci si perse dentro. Sì, papà, disse, ma domani sera sarà tutto finito. E questa volta le pareva che fosse vero.

Le labbra di suo padre si tirarono in un sorriso complice, le fossette ai lati della bocca. Per fortuna, esclamò. Poi guardò il letto sgualcito, ancora caldo della sua presenza, il suo letto di bimba, e un’onda di malinconia gli velò il volto. Lucia se ne accorse e si sentì gli occhi lucidi.

-Lucia, se sei stanca, mica sei obbligata a fare tutte quelle compere, disse poi suo padre. Nessuno starà male per questo.

Che frase meravigliosa, pensò Lucia, che semplicità, che saggezza! Suo padre era sempre così calmo e rassicurante…Lo guardò pensando a come lui e la mamma potevano convivere, apparentemente sereni, sebbene così diversi.

Poi le venne fuori quella frase, così, come una freccia, un sibilo, una pietra.

-Papà, oggi ho visto Davide. E attese.

Suo padre contenne la sorpresa, domò una certa apprensione, e riuscì a sfoderare di nuovo le fossette in un sorriso furbetto, per dirle:- Ah, bene, il tuo grande amico, e come sta, che cosa ti ha detto?

-Sta bene, papà, e mi ha chiesto se sono felice.

Le fossette scomparvero e ci fu un certo silenzio prima della domanda:-E tu, Lucia, tu che cosa gli hai risposto?

La bocca di Lucia, già aperta, stava per emettere il verdetto su se stessa, quando la mamma arrivò con il caffè, con il vassoio della festa e le tazzine argentate, sorridente e festosa, chiese di cosa stavano parlando e suo padre fu lesto a dire che stava chiedendo a Lucia se aveva terminato di comprare i regali. Ci siamo quasi, disse Lucia, e si gustò il calore del caffè.

-E a GiovanLuigi, esordì poi la mamma, che cosa hai regalato?

La tazzina di Lucia rimase sospesa insieme al braccio indurito.

-A GiovanLuigi? ripetè Lucia ed intanto si stava rendendo conto che al marito non aveva comprato nulla, non sapeva come poteva essere successo, ma era successo, ora doveva cavarsi d’impaccio in qualche modo.

-Gli comprerò un cellulare oggi pomeriggio, nel negozio qui sotto hanno ottime offerte natalizie. Intanto i morsi dei sensi di colpa si erano fatti di nuovo sentire. Aveva dimenticato suo marito. Stava comprando stupidaggini per il vicino di casa ed aveva dimenticato GiovanLuigi…Forse aveva ragione la mamma, doveva essere più attenta, avere più attenzioni per suo marito…doveva…

-Ottime offerte natalizie! Esclamò la madre euforica, quasi quasi ne approfittiamo anche noi, che ne dici, disse rivolta al marito, abbiamo un solo cellulare ed è anche un po’ vecchiotto, perché non ci facciamo il regalo per Natale. Il padre era un po’ titubante, ma acconsentì, a patto che lo facessero subito, per evitare l’ora di punta.

Mentre i suoi genitori si vestivano il super-ego di Lucia mandava latrati insostenibili, e tutta quella giornata le turbinava addosso, Prony, la zia, Davide, le insofferenze, i sensi di colpa, la stanchezza, la vigilia. Le sembrava tutto sbagliato, ma era possibile che solo lei se ne accorgesse. Perché nessuno lo diceva, perché nessuno lo urlava, si ribellava, perché…E comunque il suo disagio non passava perché gli altri non si accorgevano di nulla o facevano finta di non accorgersene…

Pensò alla zia che partiva con l’aereo, che fra qualche ora avrebbe raggiunto i gabbiani e la luna. Quanto la invidiava…Come sarebbe stato bello se davvero avesse potuto andare con lei.

Poi pensò a Davide, si vide nei suoi occhi come in uno specchio e non fu un’immagine che le piacque.

Avrebbe pianto, avrebbe corso, avrebbe urlato, avrebbe fatto qualsiasi cosa piuttosto che andare di nuovo nella bolgia natalizia a comprare un cellulare, ma i sensi di colpa la stringevano ancora e non le permettevano altro che infilarsi la giacca ed incamminarsi con i suoi genitori.

Appena fuori dal portone l’odore della festa li travolse, ed in fondo alla strada, luminoso ad intermittenza, videro la mega scritta di Turbo Drin, il più grande negozio di cellulari della città. Sua madre cominciò a sorridere appena lo vide, prese sottobraccio suo padre e gli disse che avrebbero potuto prendere il modello con la videocamera. Suo padre acconsentì tacitamente, con un sorriso indulgente, come si fa con un bambino birichino.

Forse questo è l’amore, pensò Lucia, accettare l’altro con le sue diversità, donargli ugualmente un sorriso, forse è davvero questo l’amore…

Intanto la luce del sole cominciava a cambiare, da limpida e cristallina assumeva i mille toni del giallo e del rosa, segnale che la sera, fra non molto, avrebbe cominciato a planare lentamente sulla città, completamente inascoltata.

Nel percorrere quei pochi passi Lucia alzò ancora gli occhi e guardò quei colori, e le sembrarono così malinconici. Ma non vi potè riflettere molto, perché eccoli arrivati da Turbo Drin.

Davanti alla porta un Babbo Natale frenetico appiccicava coccarde natalizie con il nome del negozio, ripetendo auguri ogni volta, distribuendo buoni sconto e facendo trillare l’ultimo modello di cellulare. Entrarono.

La ressa era sostenuta, ma dietro i banconi pieni di lustrini e luci, c’erano ben cinque giovani venditori, che parlavano e si comportavano come allegri automi.
La madre di Lucia cominciò a guardarsi intorno, guarda, c’è il Mass 521, sottilissimo con una videocamera super! E chiamò Lucia e il marito a vederlo.

5/Continua

Pubblicità

Pubblicato da limontenews

Il magazine di informazione, cultura, eventi e sport dalla Liguria e dal Basso Piemonte

2 pensieri riguardo “I RACCONTI DI MARINA SALUCCI – VIGILIA (QUINTA PUNTATA)

Rispondi

Inserisci i tuoi dati qui sotto o clicca su un'icona per effettuare l'accesso:

Logo di WordPress.com

Stai commentando usando il tuo account WordPress.com. Chiudi sessione /  Modifica )

Foto Twitter

Stai commentando usando il tuo account Twitter. Chiudi sessione /  Modifica )

Foto di Facebook

Stai commentando usando il tuo account Facebook. Chiudi sessione /  Modifica )

Connessione a %s...

Questo sito utilizza Akismet per ridurre lo spam. Scopri come vengono elaborati i dati derivati dai commenti.

%d blogger hanno fatto clic su Mi Piace per questo: