Da diversi giorni il tema del contagio da Covid è tornato nelle prime pagine dei giornali e tra le prime notizie dei telegiornali.
Com’è la situazione attuale? È davvero paragonabile a quella di marzo-aprile quando l’Italia e in generale tutta l’Europa venne travolta da una delle peggiori epidemie degli ultimi cent’anni, con livelli visti solamente durante l’epidemia dell’Asiatica del 1956-57?
I numeri ufficiali, reperibili dagli speciali fatti sui siti dei giornali nazionali, nonché dalle pagine ufficiali delle Regioni ci spiegano che ieri, nelle regioni del Nord Italia (Piemonte, Valle d’Aosta, Liguria, Emilia Romagna, Lombardia, Trentino Alto Adige, Veneto e Friuli Venezia Giulia) si sono registrati 768 casi su 62747 tamponi effettuati, pari all’1,22 % dei casi, di questi ben 460, ovvero quasi il 60%, derivano da “screening”, ovvero test fatti a campione su popolazione senza sintomi, quindi da considerarsi come asintomatici. Come più volte detto da virologi di fama internazionale anche gli asintomatici (conosciuti anche come “portatori sani”) possono infettare e contagiare.
Passando poi ad analizzare i numeri dei positivi, essi sono 22687, di questi 21586 (95,14%) sono in isolamento domiciliare, quindi in casa con pochi o nessun sintomo, 999 (4,40%) sono attualmente ricoverati in reparti non intensivi mentre 102 (0,45%) purtroppo si trovano in terapia intensiva. Nella giornata di ieri vi sono stati sei decessi.
Da due mesi si registra un aumento dei casi, che però non sta creando particolari pressioni sugli ospedali, due mesi fa, il 23 luglio i casi totali erano 10191, di cui 9724 (95,41%) in isolamento domiciliare, 426 (4,28%) ricoverati in reparti ordinari e 31 (0,30%) in terapia intensiva. Una crescita si ma in due mesi piuttosto contenuta. Molti meno però i tamponi effettuati, vi furono 217 casi su 40657 tamponi e non veniva ancora fatto lo screening. I decessi furono allora nove.
Diverso se prendiamo i dati del 23 maggio, allora i casi totali erano 44073, di cui 37226 (84,46%) in isolamento domiciliare, 6442 (14,61%) ricoverati in reparti ordinari e 405 (0,91%) in terapia intensiva. Ben centouno purtroppo quel giorno il numero di decessi complessivo nel Nord Italia.
Infine il 23 marzo, nel pieno del dramma dell’epidemia, quando i tamponi (appena 11945 in totale) venivano fatti quasi solo a persone sintomatiche, vi erano 39951 positivi totali, di questi appena poco più della metà era in isolamento domiciliare con pochi o niente sintomi (20673 pari al 51,4% dei casi), mentre il sovraccarico sugli ospedali era ai limiti, con 16922 (42,3%) pazienti ricoverati in reparti ordinari e addirittura 2356 (5,89%) in terapia intensiva. Spaventoso il numero dei decessi, furono 514 in tutto il Nord Italia.
In conclusione siamo si davanti ad aumento dei casi ma, come spiegano virologi affermati (e non medici improvvisati) la seconda ondata è molto diversa dalla prima, adesso si riescono ad individuare i casi deboli e asintomatici. Non dobbiamo certo abbassare la guardia ma, anzi, continuare a seguire alcune semplici regole quali indossare la mascherina negli ambienti chiusi (negozi, scuole, uffici, ecc…) e dove non si riesce a tenere il distanziamento sociale, lavarsi le mani e rispettare il distanziamento sociale. Continuare quindi a vivere la vita normale seguendo alcune piccole precauzioni senza farsi prendere dal panico.
