Marina Salucci ci propone un racconto breve ma intenso dedicato a tutti gli artisti e al loro prezioso lavoro, con uno splendido quadro di Gian Marco Crovetto
MOSTRA DI PITTURA
(dedicato a tutti gli artisti)
Entrai.
E mi avvolse la luce.
Luce gialla, viola, azzurra, scarlatta, pervinca, di morbido verde, luce del giorno che si leva e del giorno che muore, luce d’acqua chiara e d’incendio. Luce dell’anima.
Luce.
Il percorso iniziò e la luce divenne gioia, sorpresa, malinconia, rabbia, violenza, esplose e diventò dolore, e poi avanti ancora fu speranza, e sogno, favola e dolcezza.
La luce fu bellezza.
Era tanta e da arrivava da ogni tela, da ogni pennellata, toccò ogni punto dell’essere e scese giù, giù in profondità, tanto rompere ogni coriaceo strato di difesa
Fui bellezza anch’io.
Proseguii il cammino.
Bruciai del fuoco del tramonto, m’illuminai dell’acqua di sole fra i pini, mi acquattai nella bruma di un altro tempo che arriva, fu mia la forza del gigante della montagna e del saggio tronco che fa la guardia alla valle. E sentii la vita oltre i tetti rossi. Dentro le foglie che non vogliono morire. E poi fui fiaba, visione, volo, camminai sulle acque insieme alle vele, per raggiungere la fortezza sicura, la Città del Sole, fermata nel colore del tramonto, la città Utopia che brucia che soltanto di bellezza.
E vidi le ombre. Ma le ombre erano tali solo perché la luce potesse essere.
Da ogni parte pioveva il colore sull’anima ormai vinta, e tornarono memorie perse, e esperienze mai fatte, e tutto continuava a trasfigurarsi, e l’invenzione era tale,
era totale metamorfosi, davvero, davvero, soltanto perché si potesse percepire, intuire, immaginare, capire. E, tramite la trasfigurazione, essere.
E il mare era rosso, e rosso, e ancora rosso.
Uscii.
Davvero l’arte è un cammino verso l’assoluto, pensai.
E poi ancora: Se volete, potete anche chiamarlo Dio…
