Seconda parte de “La pietra serena” il racconto di Marina Salucci di cui potete leggere la prima parte qui: https://limonte.news/2020/05/21/i-racconti-di-marina-salucci-la-pietra-serena-1-parte/
-Questa pietra è morbida e dolce, ma possente, disse Erminia, è davvero serena e rende tutto più lieve. Sospirò un poco.
-Qui tutto è sereno, madonna, qui tutto ha dolci contorni e linee morbide. Avete notato? I campi e i colli, le case e il cielo, i fiumi e le pietre s’intersecano in geometrie morbide, e ricercano insieme il fine ultimo delle cose.
Tacque un attimo. Negli occhi passò un’ ombra.
-Purtuttavia, aggiunse, siamo capaci di grandi passioni.
Ora no, ora non sta recitando una parte, ora quest’uomo è sincero e spontaneo, quest’uomo forse ha amato ed è stato deluso, così le pareva da quell’ombra arrivata come una nube veloce nei suoi occhi.
Lo guardò con tenerezza e sentì che il contatto con il suo braccio le dava una forte emozione.
Pensò all’orario, ma non sapeva proprio quale potesse essere. Lì dentro la luce era sempre uguale, come se il tempo si fosse fermato dentro a qualche nube scura e tutto continuava a essere sereno.
Ma quale era la realtà, si chiese allora Erminia. Davvero fuori c’era il secolo che fino allora aveva vissuto, con i suoi simboli e i suoi miti, la sua fretta e la sua precarietà? O forse varcando quel portale era entrata in un’altra dimensione? E se la ragione le diceva che la realtà era quella che lei aveva vissuto fino a pochi minuti prima, tutto lì dentro le diceva il contrario.
Mise una mano sopra ad una colonna e stette in ascolto: nel silenzio gigante le pareva che dentro a quella pietra vi fosse l’essenza delle cose, la risposta ad ogni interrogativo.
Lui mise una mano sopra alla sua.
Erminia ebbe un lieve sobbalzo.
-Scusate, madonna, spero di non essere stato inopportuno. Ma ho capito che stavate ascoltando la spiritualità della pietra, e ho desiderato tanto sentirla anch’io. Poi, senza darle il tempo di esternare la sua perplessità:- Amate la spiritualità? le chiese.
-Sì, molto, disse Erminia, chiedendosi se il contatto di quella mano era genuino e rispondendosi di sì.
-E la passione? incalzò lui, non c’è spiritualità senza passione.
-Voi credete? chiese Erminia con un po’ di imbarazzo.
-Lo credete anche voi, disse lui con piglio di certezza e offrì di nuovo il suo braccio.
Erminia pensava che tutto ciò non sarebbe durato ancora molto, qualche turista avrebbe presto calcato la pietra, forse la pioggia li scoraggiava, ma per quanto ancora, un corteo del trecento era pur allettante…..Senz’altro qualcuno sarebbe arrivato, qualcuno che veniva da fuori, dall’altra dimensione, e la magia, fragile come una bolla di sapone, sarebbe svanita. E capì che ciò non era quello che desiderava.
-Che cosa vi turba, madonna?
Erminia lo guardò con occhi vaghi, senza dire nulla. Distolse il suo sguardo da quello di lui che non le dava tregua e lo fece volare qua e là per la chiesa, mentre dal portale semiaperto fluttuavano delicati rivoli d’acqua.
Lui le toccò delicatamente un braccio. Lei si voltò ancora una volta sorpresa e vibrante.
-Se potessi, madonna….
Se potesse che cosa farebbe, pensò Erminia e immobile aspettò, che cosa farebbe, e tutta la chiesa attese, silenziosa e immobile come Erminia.
-…Se potessi vi amerei io.
Il suono di quelle parole arrivò alle orecchie di Erminia e la loro vibrazione portò una gioia sorpresa, poi rimbalzò in ogni colonna, in ogni rilievo, mosse gli acanti e tornò più forte e sonora alle orecchie di Erminia, mentre lui la guardava con un malinconico sorriso.
-Sapete, continuò, il vostro volto mi è familiare. E’ come se…..
Si fermò e la guardava con una struggente tenerezza.
Come può un figurante avere questa delicatezza d’animo, pensò Erminia quasi a contatto con il suo viso, che cosa fa qui oltre ad intrattenere le turiste, ad intrattenerle prima con se stesso e la sua splendida figura che con la chiesa…Se potesse mi amerebbe, e che cosa glielo impedisce, forse quest’uomo è sposato, non può amare perché già ama, o perché ha già amato, o perchè…
Peccato.
Si allontanò dal suo viso che si avvicinava sempre più, si appoggiò ad una colonna.
Avrebbe voluto chiedere, sapere, interrogare, ma a che valeva, si disse, per un motivo o per l’altro quest’uomo non può, la gioia divenne tristezza, una tristezza fonda le ostruiva la gola ed impediva alle parole di prendere corpo…La sua espressione cambiò ed egli se ne accorse, pur non comprendendone a fondo i motivi.
-Madonna, vi prego, non offendetevi. Se sono stato indelicato me ne scuso, ma non era questa la mia intenzione. Ho solo dato voce, madonna, a ciò che era in me, a ciò che spontaneamente sentivo. Le scuse proseguivano con eloquio sciolto e forbito, Erminia lo lasciò parlare, lo guardò senza ascoltarlo, solo si incantava al suono della sua voce, ai movimenti delle mani e all’ondeggiare dei capelli. La tristezza si sciolse un poco ed allora Erminia lo interruppe.
-Davvero, disse, davvero sarebbe stato bello, Messere.
Gli occhi di lui saettarono a quelle parole, saettarono felici, le labbra si schiusero, ora mi spiegherà, ora saprò, pensò Erminia, a cui davvero non interessavano le spiegazioni ma la speranza che ne poteva scaturire… Le labbra si chiusero ma si fermarono, tutto si fermò, anche il rumore della pioggia, un lungo attimo fugace alla fine del quale il chiarore del lampo illuminò il rigagnolo d’acqua che entrava…
-Guardate, Madonna, riprese poi lui con diverso tono e diversa espressione, quasi che la luce l’avesse distratto, gli avesse fatto dimenticare ciò che stava per essere detto, guardate questo pulpito e osservate queste immagini. Indicava un piccolo pulpito sorretto da piccole colonne, dal quale si levavano in bassorilievo figure d’uomini dalla grande testa. Sopra di loro erano vari simboli cristiani, nuovamente santi e diavoli, tralci e pesci… Madonna, qui sono rappresentati i discepoli di Cristo. E le loro figure sono tutte sproporzionate e deformi. Perché l’ignoto autore ha plasmato la pietra in codesto modo? Che cosa avrà voluto dirci? O insegnarci?
Vedete questi discepoli, in questo mare di strigilature e di pesci volanti, guardate le teste giganti e possenti ed il piccolo corpo, perché l’artista ha cercato la sproporzione e non l’armonia?
-Messere, in una visita consueta potrei io senza dubbio rifarmi ai canoni dell’epoca ed alle mode, e rispondere che l’artista non ha fatto altro che attenersi ad essi, esordì Erminia con voce corrente e squillante, immedesimata nella parte di nobildonna del trecento, quasi non più a suo agio nei jeans sottili, e dunque ingrandire e sproporzionare non sarebbe poi stato tanto strano……
-Ma voi mi avete detto, riprese poi, che avremmo evitato una visita consueta, ed allora io vi inciterò a dire ciò che voi già state senza dubbio portando nella vostra mente.
Un sorriso di soddisfatta sorpresa si delineò nella bocca dell’uomo.
-Certo, la sproporzione, la sproporzione può essere dovuta a canoni inadeguati, alle tendenze dell’epoca, ma qui il fenomeno non è forse un po’ troppo marcato? Queste teste d’apostolo che ci guardano con fissità assoluta e fierezza, sono quasi, voi l’avrete certamente notato, tre volte il corpo…
Tacque.
Si girò verso il pulpito sui quali giacevano gli apostoli in bassorilievo. Si avvicinò con passi leggeri , conducendovi per mano anche Erminia. Le teste erano davvero grandi e quadre, il corpo davvero piccolo e le mani piccolissime, ed ogni mano toccava , quasi sfiorava quella dell’altro, in una specie di girotondo.
-Voi, teste d’apostolo, iniziò ad alta voce poi, con tanta foga che il ciuffo gli cadde sopra agli occhi: Erminia soprassaltò e si guardò un po’ intorno, per vedere se parlasse a qualcun altro, ma subito comprese che parlava proprio a lei, a lei ed a quei discepoli di pietra, apparentemente immoti alle sue urla.
Si fermò un attimo contemplando il tenero stupore degli occhi di Erminia. Poi riprese.
-Sì, dico a voi, immagini macrocefale ammonitrici, dai grandi occhi e dalle piccole mani, che cosa mi volete comunicare, che cosa imprimere nella mia memoria? Forse mi volete dire…(guardò Erminia con un lieve sorriso, si sistemò il ciuffo ribelle e prese Erminia per mano, portandola ancora più vicino, a cospetto dei discepoli sereni)…forse ci volete dire che è la mente l’organo da sviluppare, poiché nella mente è l’intelletto, facoltà donataci da Nostro Signore per intelligere e dunque discernere, l’intelletto e forse anche l’anima, forse per questo la vostra testa è così grossa, ci vuol ricordare l’importanza delle sue facoltà…
Guardò Erminia che pareva perplessa.
-Qualche dubbio sull’anima, chiese lui sistemandosi il corpetto di fine damasco, sì, sì, capisco, anch’io li avevo. Ma dove potremmo collocarla, altrimenti, Madonna Erminia, nei piedi, nel costato, nei broncheoli? Vedete bene che non funziona…
-Non è nel corpo, forse, riprese diretto nuovamente ai bassorilievi del pulpito, ma allora dove e che cosa è, un’aerea sacca che ci segue, un’appendice sempre presente, qualcosa che dobbiamo stare attenti a non perdere? Vedete bene che non funziona…
Si tacque, si fece pensieroso e guardò il pavimento sereno.
-La testa, dunque, eletta sede di elette facoltà, risulta essere l’organo principale ed è per questo che il vostro autore l’ha ingrandita fino allo sproposito. Il resto del corpo, sede dei bassi istinti, corruttibile in particolar guisa quando le briglie dell’intelletto non lo premono, a suo confronto è piccolo, come è piccolo il vostro e piccole le mani….Questo vi disse Gesù?…
Si fece poi pensieroso e continuò a guardarli come se cogitasse qualcosa.
Com’era la sua testa? Aggiunse poi e stette lì fermo, come ad aspettare una risposta.
Che abile attore, pensò Erminia, e quale scioltezza di eloquio, quale vivacità d’espressione sa imprimere al suo parlare, che fluisce come un fiume con vasta portata d’acqua ma che non è un pericolo per gli argini…
Che timbro caldo di voce. Che pelle ambrata, e le membra, tornite e tonde…
-Che ne dite, Madonna, la questione è per voi convincente?
Ancora una volta sorpresa, Erminia cercò d’affannarsi a trovare una qualche risposta, ma prima che tale risposta fosse pronta lui riprese.
-E se così non fosse, disse guardando alternativamente lei e gli apostoli, se tutti noi avessimo frainteso, equivocato, esagerato, se invece….
Si fermò, si fece serio, e riprese con gravezza.
-Se invece non fosse con la testa, non solo con la testa, che si arriva a Dio? Pensate, madonna, quale tremendo equivoco? Se noi non siamo solo testa e ragione, perché esaltare soltanto questo? Non è forse l’equilibrio, da ricercarsi, lo sviluppo armonico di tutto ciò che noi siamo?
Forse, riprese guardando ora soltanto i discepoli, forse è questo che voleva trasmettere la mano che vi ha plasmato, che bisogna stare in guardia dalla lievitazione dell’intelletto, ed è qui, forse, il vostro ammonimento…Non tentate, voi ci dite, d’arrivare a tutto con il discernimento, non vogliate spiegare ogni cosa, imbrigliare ogni impulso, poiché diverrete in siffatta guisa piccoli mostri, così, così proprio come noi siamo….Ricordate che Nostro Signore non ci ha dato il corpo perché noi lo umiliamo e lo facciamo diventare piccolo, ma affinché sviluppiamo ogni suo senso e facoltà e con essi possiamo conoscere l’ essenza dell’eterno e le vie che portano ad esso…
E prese a carezzare i contorni di quei corpi abnormi e poi, sopra, anche quelli di una infantile colomba, e poi pesci, pampini e grappoli, e grifi, e fiere….
Tutto ben proporzionato, osservò Erminia seguendo le mani sui contorni.
Tutto tranne gli uomini.
Arrivato al punto in cui il pulpito toccava una colonna, si girò verso Erminia e la guardò con sguardo indagatore.
-Il vostro disquisire mi incanta, messere, e ve ne faccio lode, per come sa essere sciolto e piacevole anche se applicato ad argomenti così elevati, davanti ai quali il nostro cuore si sente come nell’abisso.
-Avete detto bene, madonna, davanti ad un abisso. Al di là del parlare, che voi giudicate piacevole, sempre davanti all’abisso io sono stato, senza raggiungere terreni solidi, certezze su cui costruire, così madonna è trascorso il mio tempo .
-Voi dite è stato, messere, dunque posso io arguire che più non sia, che voi abbiate ora…
-Certamente, la interruppe lui, certamente ora è tutto diverso, ora che passeggio alla luce della fiamma….E così dicendo prese il candelabro che aveva posato, porse l’altra mano ad Erminia e la condusse lentamente davanti ad una colonna. Sul suo viso passavano ombre e luci che si formavano e si disfacevano con la velocità di nuvole in tempesta. Erminia ne era rapita, lo sguardo catturato dai suoi occhi, i battiti del cuore ritmati da questa sua sensibilità che s’insinuava nella profondità delle cose, che volava spaziava e sognava, pur senza dare risposte, anzi accendendo domande, proprio quella sensibilità che Erminia da sempre cercava, che aveva ormai rinunciato a cercare, che sa colorarsi di spiritualità, di sogni e di passioni e fondere insieme tutto quello che di solito appare inconciliabile.
Ad Erminia sfuggì un sospiro che era un fremito.
Una opinione su "I racconti di Marina Salucci – La pietra serena (2° parte)"