Il Ministero dello Sviluppo Economico e dell’Agricoltura ha proposto, alcuni giorni fa, l’adozione del “NutrInform Battery” per quanto riguarda le etichettature dei prodotti. Il sistema, in uso nel Regno Unito, è una sorta di “etichetta a semaforo” dove viene indicata la frequenza con cui si consiglia di consumare un prodotto: verde per quando vuoi, arancione moderato, rosso con molta moderazione.
Slow Food fa presente che il mero aspetto nutrizionale, seppur molto importante, non esaurisce gli elementi che sono alla base di una scelta alimentare informata. I consumatori, infatti, vogliono sapere sempre di più l’origine del prodotto, ovvero come è stato realizzato, che impatto ambientale ha avuto, cosa ha mangiato e come è stato allevato un animale, ecc…
La differenza tra un bovino allevato all’aperto e nutrito ad erba e fieno rispetto ad uno allevato in maniera intensiva in una stalla e sottoposto a grandi quantità di farmaci è enorme, sia dal punto di vista del benessere animale che dell’impatto ambientale.
Prendendo ad esempio il pane, spiega Slow Food, non basta capire quanti zuccheri, proteine e grassi vi sono ma è necessario sapere se sono stati utilizzati pesticidi e fertilizzanti per il grano, da dove arriva questo grano, come è stato trasformato in farina, con quali lieviti è stato fatto il pane e volendo anche chi è il panificatore che lo ha realizzato.
Slow Food ha lanciato da qualche tempo il sistema dell’ “Etichetta Narrante” che fornisce tutte queste informazioni. Lo strumento si sta diffondendo tra diversi produttori, tra cui il Consorzio del Parmigiano Reggiano, la Cooperativa Alce Nero ed altri ancora. Attraverso il sistema dell’Etichetta Narrante vengono premiati i produttori virtuosi, che hanno l’interesse nel far conoscere il cittadino come lavorano.
La produzione alimentare ha un ruolo di primo piano tra le cause dell’emergenza climatica e ambientale, con la salubrità del cibo minacciata dall’ambiente degradato. Per uscire dal questo circolo vizioso occorre risalire a tutti i passaggi della filiera applicando scelte informate e consapevoli, che avrebbero bisogno, sottolinea Slow Food, di scelte più coraggiose da parte della politica.