L’ospedale di Arquata, intitolato a S. Bartolomeo, sorto fuori dal borgo medioevale verso settentrione, era nato come ospizio per i viandanti e i pellegrini che transitavano nell’antica Via Postumia, diventata nel Medioevo un tratto della via Francigena per Roma e per Santiago di Compostela.
La notizia più antica della sua esistenza è fornita dalla pietra scolpita sulla vecchia facciata recante la data 1325. Gli ospizi erano edifici dove forestieri e pellegrini potevano trovare temporaneamente alloggio, assistenza e cure mediche, solitamente fondati e mantenuti da ordini religiosi Col passare del tempo iniziarono a esercitare anche la funzione di cura degli ammalati poveri del posto, oltre all’ospitalità verso i pellegrini.
Le prime fonti scritte sul nostro ospedale risalgono ai primi anni del ‘400 da documenti dell’Archivio Storico di Genova su un proprio capitale al Banco di S. Giorgio e del cappellano Rev. Antonio Pichetti. Nel 1427 Opizzino Spinola lasciava all’ospedale un bosco nel luogo di Montedio (Montaldero). Nel 1523 l’istituzione era retta da laici, si celebrava la messa nei giorni festivi nella chiesetta costruita dirimpetto all’ospedale con lo stesso nome. Altre notizie dell’ospedale e della sua chiesa ricorrono poi dal 1569 in avanti con le ripetute visite pastorali alla parrocchia, dopo il Concilio di Trento.
Chi diede veramente vita, con norme precise di amministrazione all’Ospedale di S. Bartolomeo e che si può considerare come fondatore, è il marchese Ferdinando Spinola che lo fece ricostruire nel 1771, stabilendo una più adatta amministrazione del medesimo. Nel maggio 1796 i mobili dell’Ospedale vennero distrutti e parte del fabbricato ridotto in cenere a causa del saccheggio e dell’incendio provocato dai soldati di Napoleone.
Dopo la promulgazione della legge 20 novembre 1859 sulle Opere Pie, e dopo qualche contrasto, il nostro ospedale di S. Bartolomeo divenne una Congregazione di Carità con il suo relativo regolamento approvato l’8 aprile 1863. A fine ‘800 questo oratorio venne venduto a privati che negli anni successivi la Grande Guerra lo demolirono e vi costruirono il palazzo ora esistente.
Nel 1896 l’Opera Pia dell’ospedale acquistò l’area adiacente al lato nord dell’ospedale per farne una piazza, piantando diversi alberi di ippocastani. Nel 1899 giunsero ad Arquata le suore Salesiane per occuparsi della conduzione dell’ospedale, sostituite dalle suore Benedettine della Provvidenza negli anni ’70, fino alla chiusura dell’ospedale nel 1982.
Il 14 giugno 1908 il Consiglio Comunale di Arquata S. eleggeva a Presidente della Congregazione di Carità il Cav. Uff. Giovanni Vincenzo Oliveri q. Michele, che tenne questa carica fino alle sue dimissioni rese il 14 settembre 1913. Gio vincenzo Oliveri svolgeva in quel periodo anche la funzione di Segretario Capo degli ospedali Brignole Sale Deferrari di Genova (Galliera). L’11 luglio 1914, il Cav. Uff. Gio Vincenzo Oliveri, venne eletto sindaco del Comune di Arqualta Scrivia, carica che conservò fino all’8 novembre dello stesso anno quando dette le dimissioni per motivi personali.
Nel suo mandato da presidente dell’Opera Pia si impegnò per disporre l’ospedale del massimo di sicurezza igienica e per realizzare un nuovo impianto di riscaldamento. Soprattutto volle arricchire l’ospedale di una efficiente sala operatoria, prima inesistente, provvista degli strumenti necessari, di un’autoclave e di tutti i mezzi di disinfestazione indispensabili.
Il 10 dicembre 1929 venne inaugurata la nuova cappella di Maria Auxiliatrice, usando il paliotto per l’altare e la campana che erano nella vecchia chiesa demolita di S. Bartolomeo. Anche questa cappella sarà eliminata nelle ultime ristrutturazioni dell’ospedale negli anni ’80.
Alla fine degli anni ’50 del secolo scorso venne aggiunta all’ospedale la nuova ala verso settentrione, raddoppiando così la capacità di camere e accoglienza dei pazienti. Con le nuove disposizioni che imponevano la soppressione dei piccoli ospedali nei paesi, anche il nostro venne chiuso il primo gennaio 1982 e così rimase per alcuni anni, fino alla riconversione in poliambulatorio.