Ecco un nuovo appuntamento con i racconti di Marina Salucci, oggi è la volta di “Siempre la rosa, siempre”, un brano dedicato all’autore spagnolo Federico Garcia Lorca, considerato tra i più grandi poeti mondiali del Novecento:
Fino all’ultimo l’hai tenuta nelle mani, Federico.
Fino a farle sanguinare, per le spine che vi penetravano dentro.
Come avresti potuto far diversamente, del resto…
Siempre la rosa, siempre.
E noi lo sapevamo che così sarebbe stato.
Lascia la rosa, ti avevano detto.
Ma con quello sguardo di decisa passione, sincero fino allo spasmo, con i tuoi gesti fieri d’arte indomita, come potevi, Federico…
Così come non mi sono preoccupato di nascere, non mi preoccupo di morire…
Quando sono venuti a prenderti, e l’estate splendeva, hai saputo che era vero. Che la morte era da sempre accanto a te. Non eri un visionario. La intrigavi, perché tu ridevi bello come le anime che hanno le stelle azzurre, ma sotto c’erano dolenti spettri di passione.
Per loro, che rischio lasciarti vivo, caro amico…
Con le tue labbra carnose, le guance sanguigne, le mani decise che stringevano quelle degli amici.
E quella rosa con te, che non sapevi quanto potesse costare…
Quanto ti ha corteggiato la morte noi l’avevamo già capito. Non ti bagnavi neppure nel fiume se noi non ti eravamo vicini. La sentivi sempre alitarti addosso, e la esorcizzavi scrivendo “Amor”, come un bambino, nei tuoi disegni saturnini.
Che cosa avevi fatto, caro amico, oltre ad amare l’arte, la vita?
Getta la rosa, maledizione…
Ed è stato allora che tu l’hai stretta di più, e ne hai sentito tutte le spine…
Che schiaffo, Federico, hai dato a chi ti era davanti, con quei tuoi occhi fieri e la rosa che sanguinava…
Te ne sei andato senza permettere che il tempo veloce infierisse sul tuo viso. Senza conoscere il nostro presente, fatto di compromesso e paura.
Hai lasciato cadere soltanto qualche petalo.
Abbiamo capito che era per noi.
Fotografia di Carlo Accerboni