Appuntamento settimanale, questa volta insolitamente di mercoledì anziché di domenica, con i racconti di Marina Salucci, ecco “La porta del mare”:
E arrivò all’improvviso, il mare. Semplice e chiaro. Dopo tutto quel cammino irto di rovi, nel bosco che non rivelava che sentieri bui, che le opponeva muri. Si spronava ad andare avanti, ma sembrava davvero così lontano. Impossibile.
Ma com’era arrivata in quel bosco, se cercava il mare?
Scacciava tutte quelle risposte scure, e non sapeva per quanto ce l’avrebbe fatta. Poi spuntò quella casa abbandonata. Entrò, senza doverci riflettere.
Intorno c’erano i segni della vita che aveva pulsato lì dentro, e chissà dove si era dissolta ora. Utensili, fogli, vecchi arredi. Si attardò a immaginarla, quella vita, mentre l’idea del mare pulsava ancora, viva. E mentre si inteneriva una porta le arrivò agli occhi. Una porta che si spalancava al mare. E da lì, entrava tutta la luce del mondo. Era una bellezza che commoveva. La ghiaia chiara, le onde sciabordanti di spuma discreta, il cielo che vi si fondeva. Se ne sentì avvolta. I pensieri si fermarono. Il profumo del salino le entrava dentro e scacciava le risposte scure.
Fece cadere gli abiti a terra, e formarono un mucchietto lieve. Poi si immerse. Sentì che il mare era disposto ad accogliere tutto.
Il corpo si mosse al ritmo dell’onda, che nasce e muore ad ogni istante. Le braccia andavano avanti, avanti ancora. Il bosco e i muri erano lontani. All’orizzonte sfocavano terre azzurrine, remote. Si chiese per quanto sarebbe andata avanti, con le braccia che fendevano l’acqua.
Non lo sapeva.
Forse, per sempre.