Il settore lattiero-caseario è uno dei più importanti del sistema agroalimentare nazionale, con un fatturato di 16.3 milioni di €. Tuttavia i consumi delle famiglie, come ha sottolineato recentemente l’ISMEA, indicano una flessione negli ultimi anni.
L’Istituto di Studi e Servizi per il Mercato Agricolo e Alimentare ha fatto presente che la spesa sostenuta dalle famiglie italiane per latte e derivati è diminuita del 4%, trend in calo anche quest’anno, che conferma il settore come uno dei più critici nel comparto agroalimentare. È la filiera dei formaggi a soffrire maggiormente la crisi.
Tuttavia a fronte di un calo generalizzato dei consumi, i dati ISMEA rilevano che esistono segmenti molto dinamici, ad esempio riguardo ai formaggi DOP-IGP. Sono soprattutto i prodotti “indifferenziati” a subire la crisi: formaggi spalmabili, mozzarella, latte UHT, ecc…
I dati, secondo ISMEA, si spiegano anche con una maggiore attenzione da parte dei consumatori degli aspetti salutistici e del benessere, una maggiore sensibilità ambientale ed il legame fra territorio e prodotti.
Slow Food da molti anni porta avanti l’idea che essendo il formaggio un alimento importante, non bisogna accontentarsi di una proposta qualsiasi, ma capire che ciò che è buono per gli animali lo è anche per chi si nutre del cibo che deriva da essi. In sintesi, Slow Food, spiega che è “meglio poco ma buono”, con prodotti che vengono venduti direttamente in caseifici, mercati contadini, piccoli distributori, botteghe o, addirittura, anche tramite l’e.commerce.