La forma… e la sostanza: ma che brutta storia

Gioco erotico finito in tragedia.

Una morte assurda quella di Riccardo Sansebastiano, alla quale non si riesce a dare una risposta convincente, o quanto meno, plausibile.

Spesso, quando non riusciamo a dare risposte certe, concrete e convincenti, ai vari episodi che capitano nella vita, (e anche nella morte), abbiamo facile la risposta: il destino.

Quel destino “cinico e baro” che quando ci mette lo zampino ne combina di tutti i colori. Ma veniamo alla morte di Riccardo Sansebastiano. Prendiamo atto che l’architetto Gianna Damonte dovrà comparire il 13 maggio 2019 davanti alla Corte d’Assise di Alessandria per rispondere dell’accusa di “omicidio preterintenzionale” per la morte dell’amante Riccardo Sansebastiano. Secondo il Pubblico Ministero, che ha formulato l’accusa al termine delle indagini, la donna ne avrebbe, seppur non intenzionalmente, provocato la morte “attraverso un’azione violenta”.

Il fatto. Lunedì 11 luglio 2016 nella mansarda dell’alloggio in via Maggioli ad Alessandria, muore Riccardo Sansebastiano. La versione ufficiale dice che quel giorno, intorno alle ore 14.00 circa, la Damonte lo avrebbe ammanettato “eseguendo la sua volontà”, lo lascia da solo – impossibilitato a liberarsi da quello stato – con una temperatura di oltre 40° ed esce di casa. Quando circa tre ore dopo rientra, lo trova in fin di vita. “Scattato l’allarme, intorno alle 17.00, i medici del 118 non hanno potuto fare nulla per rianimare l’uomo, e all’arrivo dei Carabinieri della Compagnia di Alessandria il decesso era già stato dichiarato”.

L’asfissia si è consumata in una agonia lenta che, certamente e ovviamente, la coppia non aveva previsto. Non era la prima volta che gli incontri avvenivano secondo quel rituale tra Sansebastiano e Gianna Damonte. Almeno questo è quello che dice la donna che, subito dopo la tragedia, ha raccontato tutto ai carabinieri e, nella stessa notte, anche al magistrato inquirente.

Per dovere di cronaca va ricordato che due mesi prima (maggio 2016), a seguito di una indagine interna all’Atc (ex Istituto Autonomo Case Popolari), Riccardo Sansebastiano viene rimosso dal suo incarico di dirigente, per una vicenda di false fatturazioni per un ammanco di circa 1,8 milioni di Euro. Due mesi dopo questi fatti Sansebastiano viene trovato in fin di vita, “con le manette ai polsi e una corda al collo legato ad un palo”.

Considerazioni. Come è possibile che una persona, a meno di due mesi dalla sospensione dal proprio incarico di dirigente all’Atc, e una denuncia per la sparizione di una somma di danaro pubblico di circa 1,8 milioni di Euro, si fa venire la voglia di farsi legare per aumentare il piacere erotico il pomeriggio di lunedì 11 luglio, con una temperatura di oltre 40°? per giunta lasciato solo per circa 3 ore?

Agli inquirenti, la Damonte avrebbe dichiarato che era stata lei a lasciarlo in quelle condizioni perché “Faceva parte del rituale concordato” per aumentare il piacere.

In quelle 3 ore circa, la vittima è sempre stata da sola in casa? E la porta era regolarmente chiusa o anche altri possano aver avuto accesso? Sono dubbi e interrogativi che necessitano di chiarimenti, a i quali la giustizia deve dare risposte.

Domande. Un fatto però è certo: Riccardo Sansebastiano – sospeso dal suo incarico nel mese di maggio 2016 e indagato per l’ammanco di quelle somme – muore due mesi dopo in circostanze a dir poco strane. I due episodi (sparizione del danaro pubblico, con conseguente sospensione dall’incarico, e la morte in quella, strana, circostanza) possano avere un unico filo conduttore? Gli inquirenti hanno preso in considerazione queste ipotesi?

Inoltre, Viene da chiedersi: se tutti quei soldi li ha presi Sansebastiano, dove li ha messi?

E visto che viene molto difficile pensare che li abbia portati nella tomba, dove possono essere finiti? Nel processo si potrà sapere se la sua morte abbia un collegamento con la sua attività di dirigente all’interno dell’Istituto e cercare di capire se, e quale ruolo, possa aver avuto, nella sparizione di quel danaro pubblico, destinato alla costruzione di abitazioni?

Ipotesi.

Non sarà, per caso, che Riccardo Sansebastiano abbia voluto tener fede al motto: ”meglio morto che parlare”? E se così fosse, è stato accontentato. Ecco il destino. Quel destino “cinico e baro” che non sempre viene per complicarci la vita: a volte ce la facilita.

Anche se non esiste un tempo giusto e un tempo sbagliato per morire, viene il sospetto che Sansebastiano sia morto proprio nel momento sbagliato, o forse, quello giusto? Purtroppo (o per fortuna) i morti non parlano.

Spetta ora ai Giudici accertare la verità sulla morte di Sansebastiano, ma anche scoprire dove sono finiti quei soldi pubblici, sottratti alla costruzione di nuove abitazioni.

Dal processo previsto, il 13 maggio 2019, è legittimo attendersi risposte che non si limitino semplicemente alla morte, ma ricercare le vere cause che possono averla determinata.

La ricerca della verità sulla sparizione di quella ingente somma di danaro pubblico, non può passare in secondo piano, o addirittura ignorata dalla conseguente morte di chi, forse, aveva deciso di far sapere dove sono finiti quei soldi?

Francesco Mascolo

erotico

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Pubblicato da limontenews

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