Un nuovo ingresso tra i Presìdi Slow Food, si tratta del cavolfiore di Moncalieri, salgono così a 312 i presìdi in Italia di cui ben 36 in Piemonte.
Il cavolfiore di Moncalieri viene coltivato a ridosso delle colline a sud di Torino e le sue origini sono con ogni probabilità francesi, sembra sia stato introdotto nel Regno Sabaudo con l’insediamento della famiglia Savoia in Piemonte, con gli ortolani ed i giardinieri della Casa Reale al seguito.
Fino agli anni Settanta del XX secolo non vi era famiglia contadina che non coltivasse questa verdura, particolarmente apprezzata e ricercata grazie alle sue caratteristiche organolettiche. La produzione del cavolfiore di Moncalieri è andata in crisi con l’arrivo dell’agricoltura industriale e la diffusione di cultivar caratterizzate da un ciclo produttivo più rapido e dimensioni maggiori.
Ancora oggi però la sua sopravvivenza, malgrado l’inserimento nel paniere dei prodotti tipici della Provincia di Torino e nell’elenco dei PAT (Prodotti Agroalimentari Tradizionali) è limitata a pochi agricoltori che ne custodiscono le sementi.
Obiettivo di Slow Food è di recuperare questo prodotto, coinvolgendo nuovi coltivatori, valorizzarlo e farlo conoscere a consumatori e ristoratori.
«È un momento molto importante per dare nuova linfa a questo ortaggio, anche perché stiamo parlando di un prodotto che si coltiva nella periferia di una grande città e potrebbe concorrere al suo sostentamento riuscendo a conservare le caratteristiche nutrizionali e organolettiche perché dal raccolto alla sua distribuzione passano poche ore e non deve affrontare lunghi viaggi» ha sottolineato Roberto Sambo, responsabile Presìdi Slow Food per il Piemonte e la Valle d’Aosta.