Pedara, paese immaginario dei Monti Iblei, nel cuore interno della Sicilia, è lo scenario che fa da sfondo ad un’intricata vicenda famigliare nel romanzo “Il veleno dell’oleandro” di Simonetta Agnello-Hornby, una delle autrici italiane contemporanee più interessanti.
Anche “Il veleno dell’oleandro” è ambientato, come la maggior parte dei romanzi della scrittrice palermitana, nella sua Sicilia.
In questo romanzo, anche se ciò non viene espresso esplicitamente, l’autrice inserisce alcuni spunti autobiografici. Il luogo in cui si svolgono le vicende, l’immaginaria Pedara, in una tenuta circondata da antichi e magnifici oleandri, dimora di uno storico casato (la stessa autrice è figlia del Barone Francesco Agnello, discendente di una nota famiglia della nobiltà del Regno delle Due Sicilie).
Nella tenuta di Pedara si ritrovano, dopo anni di rapporti interrotti, i tre fratelli Carpintieri, giunti al capezzale della zia Anna, ormai in punto di morte e colpita da una grave malattia che le provoca improvvisi vuoti di memoria e attacchi di demenza. Il rivedersi dopo anni di Mara e Giulia (le nipoti di Anna) e Luigi (figlio naturale di Anna) sarà la causa di progressivi rancori mai messi da parte dai tre fratelli e soprattutto la ragione scatenante di una guerra per l’eredità particolarmente sgradevole, che inizia addirittura mentre l’anziana zia è ancora in vita. Oltre ad Anna e i tre nipoti il personaggio fondamentale su cui ruota il romanzo è Benedetto, per tutti Bede, il factotum della tenuta dei Carpintieri e della stessa Anna. Bede, un giovane uomo molto bello e fascinoso, sembra nascondere un segreto davvero inconfessabile, soprattutto per l’ambiente in cui vive. Quale segreto?
Nelle pagine del romanzo Simonetta Agnello-Hornby tocca, e questo differenzia “Il veleno dell’oleandro” dalla maggioranza dei romanzi precedenti dell’autrice, una serie di argomenti spinosi: la presenza della mafia, l’immigrazione clandestina, l’anoressia e, soprattutto il sesso, presente in diversi punti del romanzo ma mai in modo morboso od esplicito.
Simonetta Agnello-Hornby ha il pregio, in questo romanzo, di entrare nel mondo del torbido senza mai andare a trattarlo in modo morboso. “Il veleno dell’oleando” è quindi un romanzo di intensa drammaticità dalle fosche tinte noir che ha diviso in maniera netta la critica.